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Latina. L'omino Michelin, Habermas e il mio pigiama. Ovvero: due o tre cose che so o che mi ricordo sul laicismo e sul rispetto delle culture...

Certo che non c'è più religione. Passi che uno si metta a dieta. Un essere umano, dico. Ma che mettano a dieta l'omino della Michelin è una di quelle notizie che quando te le dicono ti devi sedere. Basta con le cattive abitudini, ci si adegua al mondo che cambia. Look agile, scattante. Bibendum, nessuno lo sa ma l'omino si chiama così, va in palestra. Addio a quei pneumatici che pensavi come rotoli di ciccia e che spesso ti facevano sentire una persona normale pure se indossavi un pigiama troppo stretto. Si chiude un'epoca. Ci sono rimasto così male solo quando hanno cambiato il bambino della Kinder. E ci rimarrò peggio quando metteranno le mutande a Paperino, come dice Toscani. Lui lo dice per scherzo, per gusto del paradosso, ma con questi qua non si sa mai. È lo spirito di un'epoca che plasma la sua storia, come il coltello la Nutella sul pane, come fa il mito con le culture, come fanno le ortodossie religiose con le rappresentazioni naturalistiche del mondo. Io non so se ad Habermas importi qualcosa dell'omino Michelin, e se ha mai provato la sindrome del pigiamino; sta di fatto che "Tra scienza e fede" sottolinea proprio questo: una imperialistica modernità laica che alla fine finisce per imporsi sui sentimentalismi. Solo che questa volta io e i miei amarcord, le mie nostalgie, stiamo dalla parte sbagliata. «Dal punto di vista di una teoria politica che si occupa dei fondamenti normativi e delle condizioni di funzionamento degli Stati di diritto democratici, questa contrapposizione tradisce anche una segreta complicità: le due tendenze opposte mettono a rischio, per così dire in collaborazione, la stabilità politica con la loro polarizzazione di visioni del mondo, quando dall'una parte e dall'altra manca la buona volontà di riflettere su di sé. Una cultura politica che - vuoi riguardo alle ricerche sugli embrioni umani, vuoi all'aborto e al trattamento dei malati in coma - si polarizza inconciliabilmente lungo la linea di frattura laicismo/religione mette alla prova il buon senso dei cittadini persino nella democrazia di più antica data. L'ethos civico e liberale esige da ambo le parti l'accertamento riflessivo dei confini sia della fede, sia della scienza. Come dimostra proprio l'esempio degli Stati Uniti, il moderno Stato costituzionale venne anche inventato per consentire un pacifico pluralismo religioso». È la grande invenzione della Massoneria. «Soltanto l'esercizio ideologicamente imparziale di un'autorità laica costituita in Stato di diritto può garantire la convivenza, nella tolleranza e a parità di diritti, di comunità religiose che permangono inconciliabili nella sostanza delle loro dottrine e visioni del mondo. La secolarizzazione dell'autorità statale e la libertà positiva e negativa dell'esercizio della religione sono due facce della stessa medaglia. Esse hanno protetto le comunità religiose non soltanto dalle conseguenze distruttive dei sanguinosi conflitti fra di loro, ma anche dallo spirito antireligioso» che Pedrizzi definirebbe "laicista". È vero, dice Habermas, che lo Stato costituzionale può proteggere i suoi cittadini religiosi e non religiosi gli uni dagli altri soltanto quando questi non solo trovano un modus vivendi nella reciproca frequentazione, bensì vivono per convinzione in un ordinamento democratico. Lo Stato democratico si nutre di una solidarietà che non si può imporre con le leggi, fra cittadini che si considerano reciprocamente membri liberi ed eguali della loro comunità politica. John Rawls - che un nome quasi impronunciabile, perché ti si arriccia la lingua in bocca, un po' come se da noi un politologo si chiamasse Ciccio Salsiccio - ha sviluppato la sua Teoria della giustizia nel Liberalismo politico, perché è andato sempre più riconoscendo la rilevanza della "realtà del pluralismo". A lui spetta il grande merito di aver riflettuto precocemente sul ruolo politico della religione. Ma proprio questi fenomeni possono rendere una teoria politica presunta "indipendente" consapevole della limitata portata dell'argomentazione normativa. Se la risposta liberale al pluralismo religioso possa essere accettata dai cittadini stessi come la risposta giusta, dipende non da ultimo dalla disponibilità dei cittadini religiosi e di quelli laici ad impegnarsi, ciascuno dal suo punto di vista, in un'interpretazione del rapporto tra scienza e fede il quale soltanto rende possibile, nella sfera pubblica politica, una reciproca relazione autoriflessivamente illuminata.
PS. Ieri sera ti ho cercato disperatamente, volevo sentirti sul mio corpo nudo, volevo sentire il tuo calore. E tu dov'eri, bastardo d'un pigiama?

Mauro Cascio


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