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Latina. Dico, un compromesso al ribasso. Daniela Campagna (Arcilesbica): «Ci siamo inchinati ancora alle credenze religiose di alcuni»
«Il progetto di legge da pochi giorni stilato all’interno del Parlamento è la chiara dimostrazione di come la politica italiana tutta tenda a concedere, nell’ambito dei diritti, piccoli contentini, al fine di mettere a tacere richieste civili, democratiche ed europee. La legge che regolamenta le convivenze (si parla di convivenze, non di coppie di fatto… ancora i politici che hanno i calli alle ginocchia non riescono a chiamare le cose col loro nome) è insufficiente, discriminatoria e, se permettete, una diretta zappa sui piedi del matrimonio tradizionale». Scrive Daniela Campagna, presidente del circolo Le Zanzare di Arcilesbica:
«Non credano le piccole bestiole del pastore di averci accontentato con così poco.
Vediamo nel dettaglio alcune “astuzie” di questa legge.
In caso di malattia o ricovero, il convivente che ha già stipulato il DICO può assistere il partner SOLO SE le strutture sanitarie lo consentono. Ciò significa che le strutture sanitarie gestite dai religiosi (e sono tante, ma tante, tante!!!) possono tranquillamente permettersi di proibire al convivente di far visita al malato. Tutto ciò senza che una legge antidiscriminatoria, democratica, italiana ed europea (ma anche soltanto"Civile", basta e avanza) impedisca loro di perpetrare le chiare discriminazioni che portano avanti. E poi DICOno… che la classe politica italiana è alla mercè del paparino!
Ciascun convivente può designare l’altro in caso di malattia o di morte… ma vorrei ricordare ai politici tutti e in particolare a coloro i quali ben sanno come vanno queste cose, che non sempre si fa in tempo a far dichiarazioni: infarti, ictus e aneurismi sono sempre in agguato. Sarebbe molto più semplice se la legge non si prendesse cura così tanto della suscettibilità del Vaticano e stabilisse una buona volta ciò che è giusto "per tutti".
Trascorsi tre anni dall’inizio della convivenza, si può subentrare reciprocamente nel contratto di affitto, qualora la coppia si sciolga o uno dei due partner muoia. Bene: perché non dal giorno stesso della stipulazione del Dico? Che senso ha? Proteggere gli ingenui dalle arpie che vogliono solo i soldi dal “contratto”? No: quelle si sposano, fanno prima scegliendo la normatività.
Trascorsi tre anni, di nuovo, si può ottenere il ricongiungimento familiare. Attenzione: una coppia stipula il dico SE convive; una coppia può ottenere il ricongiungimento familiare se ha stipulato il Dico tre anni prima; una coppia che non convive (perché i due contraenti dico abitano e lavorano in due posti diversi) e che vorrebbe convivere, non può farlo perché la legge non lo prevede.
Per non parlare del partner extracomunitario. A che serve? Pure all’estero dobbiamo andarcelo a cercare? Cogliate l’ironia…
Trascorsi Nove anni (perché 10 è a due cifre e sembrerebbe brutto nei confronti dell’Europa intera scegliere un lasso di tempo tale….) dall’inizio della convivenza, scattano i diritti di successione. Attenzione: se succede qualcosa prima dei dieci anni(dopo sette anni di convivenza, od otto, oppure nove e tre quarti) la legge non tutela il convivente in alcun modo. Ovviamente, dopo i nove anni di convivenza, è previsto il pagamento di una tassa di successione che segna bene la differenza tra Coniuge (che diventa parente primo) e Convivente (che rimane un estraneo). Non si parla di comunione di beni, quindi non è previsto nessun blocco legale da opporre a terzi (e questi terzi sarebbero: parenti s erpenti, avidi e molto spesso omofobi).
Le polemiche suscitate dalla Pdl “Dico” non fanno mercimonio di un atto di democrazia che prescinde dalle parti politiche, semplicemente perché il Dico non è un atto di democrazia. È una legge discriminatoria, un compromesso al ribasso che avrà come unica conseguenza quella di far diminuire drasticamente i “matrimoni tradizionali” perché innanzitutto è una legge per tutte le coppie di fatto – e non solo per le coppie omosessuali – e comunque ha il vantaggio (per noi è uno svantaggio essendo una discriminazione forte) di non far scattare immediatamente e non nel giusto modo i diritti (per noi anche doveri) di successione, mantenimento, assistenza, locazione e via discorrendo. Insomma… i diritti nascono più tardi, ma i coniugi potrebbero aver meno obblighi istituendo un Dico.
La cosa che ci fa sorridere è che, prevedendo una durata del rapporto di nove anni (come minimo) per raggiungere il massimo dei diritti e doveri caritativamente concessi ai conviventi, si tenda a considerare le coppie di fatto (ops, scusate, conviventi) come molto più stabili rispetto a quelle coppie unite da vincolo matrimoniale che, secondo una recente stima, si scioglie ormai dopo quattro anni.
Arcilesbica Latina “Le Zanzare” coglie l’occasione di invitare la popolazione del capoluogo Pontino alla manifestazione “Diritti ora” che si terrà a Roma, il 10 marzo 2007, con ritrovo in piazza Farnese alle ore 15.00».
Elisabetta Rizzo
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