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Latina. L'idraulico e la consulenza filosofica. Considerazioni un po' alticce di come una laurea prestigiosa può farti svoltare la giornata
Ci sono quelle giornate un po' così, in cui un po' ti gira e un po' no.
Magari ti arriva un assegno della casa editrice, pochi spiccioli,
e ti sembra che spunti il sole. A me capita di essere metereopatico
alla rovescia. Poi arrivi a casa, vai per lavarti le mani, e una vitina
scema del telefonino che tieni nella tasca della camicia ti cade dentro
il lavandino. In queste giornate un po' così ti senti un cartone animato,
mentre, maldestro, tenti di recuperarla prima che ti cada giù nello scarico.
Lei ti prende in giro, e per prenderti in giro non trova meglio da fare che
girare, girare, girare. E poi ploff, quel buco se lo infila svelta. E ti sembra
persino che prima di andarsene ti faccia marameo. In queste giornate un po'
così ti viene l'intuizione del genio. Sviti il sifone e recuperi la preziosissima
vite dal raccordo sotto lo scarico. Sulla carta l'idea non è male. La teoria
ha un suo aspetto nobile che poi la pratica smentisce. Infatti svitare il dado
non è tra le operazioni più agevoli per chi scrive libri e fa il giornalista.
Intanto non riesci a fare un giro completo con la pinza, perché ci sono
le piastrelle. E se ti scivola, nel mezzo giro di cui ti devi accontentare,
tra la pinza e la piastrella ci resta il tuo dito. Un colpo secco. Tac. E fa un po' male.
Appena hai finito ti resta in mano la guarnizione e tre anelli, che metti
via non immaginando che non sarai più in grado di ricomporli insieme nell'esatta
sequenza. Tu pensi solo alla vite. È la vite che fissa l'antenna al telefonino,
mica una vite qualsiasi. Ti pare sia facile trovarla? Inclini il tubo e viene giù?
Ma beato a te! Te la devi guadagnare, mentre sei lì in ginocchio, sudaticcio,
a rovistare con le dita tra fango, capelli, grasso, sapone. Quando la trovi
sei pure contento. Non sai che il peggio deve ancora arrivare. Perché smontare
è stato facile. Montare mica tanto. Oltretutto il tubo era pure un po' arrugginito
e se ne è spezzata una parte. Gli anelli e la guarnizione sono l'enigma del giorno,
il rompicapo che non ti aspetti. Manco il cubo di Rubik.
Morale della giornata un po' così: hai fatto l'eroe per una vite, roba
che a momenti la Nintendo ti scrittura per la versione sfigata di Super Mario,
e per risparmiare 10 centesimi hai combinato una catastrofe da 200 euro.
Di viti te ne compravi 2000.
Non ti resta che chiamare l'idraulico, quello vero. Dei dieci minuti che se ne sta
nel tuo bagno, due lavora, gli altri otto ti prende per il culo. Per due minuti ti chiede,
per l'appunto, 200 euro. Più Iva. Sei fortunato che almeno per il culo ti ci ha preso gratis.
Per pagarlo l'assegno del giorno manco ti basta. Devi pure aggiungerci dei contanti.
È in questi giorni un po' così che pensi: nella vita dovevo fare l'idraulico.
Infatti adesso non so, quando mio figlio prende un bel voto a scuola, se devo
premiarlo o punirlo. Prendi ottimo a storia? E io ti tolgo la paghetta settimanale.
La professoressa mi dice che sei bravissimo ad Epica? Ti riempio di botte, così impari.
Sei impreparato a spagnolo? Ti porto un fine settimana a Disneyland.
Pier Aldo Rovatti nel suo "La filosofia può curare" ha un'idea diversa. Lui è di quelli
che si spende per un esercizio pratico ed una concretezza della filosofia e della cultura
umanistica in genere. Si chiama "consulenza filosofica", per la precisione, ed ha
due compiti fondamentali: uno, istituzionale, che è quello di affiancarsi alle terapie
del disagio diffuso, anzi di sostituirle con un rapporto non medicalizzato e dunque non terapeutico della filosofia,
facendo pesare il suo prestigio anche nella casa di Psiche;
l'altro quello di dotare i giovani laureati di una possibilità lavorativa ed economica
in più. Almeno per guardare dritto in faccia un idraulico, con dignità, senza
abbassare lo sguardo. «L'ibridazione nelle Università dissimula una lotta di modelli culturali,
assai più di quanto contribuisca a una sintesi sensata. Il modello tecnico
(apparentato a quello aziendale) vi gioca la sua partita, con pretese di leadership,
nei confronti di quello umanistico, il quale non sembra oggi capace di un rilancio o
di una positiva metamorfosi delle sue motivazioni di fondo». Il rischio è quello
di una banalizzazione della filosofia stessa. Ma è un rischio che darà all'uomo
di cultura in genere la piena padronanza del suo lavandino.
Mauro Cascio
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