Parvapolis >> Cultura
Latina. La servetta di Talete. Questa sera su Tele Etere le grandi pagine della Filosofia e della Cultura interrogate dal senso comune...
Debutta questa sera alle 19.00 "La servetta di Talete", ovvero
le grandi pagine della Filosofia, della Storia, della Politica, della Cultura
interrogate dal senso comune. Con Mauro Cascio ci saranno di volta in volta, ogni settimana,
la sua estetista, il suo portiere, il benzinaio, il giornalaio, il barbiere
di fiducia, l'amica ucraina della moglie fino all'ultima puntata in cui verrà
coinvolta un personaggio d'eccezione: la suocera. Il senso comune
ha il compito ingrato di approfondire la "lezioncina magistrale" che invece
verrà tenuta dall'esperto, una persona chiamata a salire informalmente in cattedra
e proveniente dal mondo dell'università, dell'arte, della cultura in genere.
La prima puntata è dedicata a Carmelo Bene e a parlarne sarà Filippo Bubbico,
della Compagnia la Quercia Incantata.
Per Carmelo Bene il testo, poiché nato dalla penna di uno scrittore spesso avulso dal
problema del linguaggio scenico, non può essere interpretato: esso deve necessariamente
essere creato, o meglio ri-creato dall'attore. Carmelo Bene si scaglia contro il teatro
di testo, per un teatro di differenza da lui definito "scrittura di scena", un teatro del
dire e non del detto, perché per lui il teatro del già detto non dice niente di nuovo,
sarebbe un ripetere a memoria le parole di altri senza creatività, quello che Artaud,
caro a Bene, definì un "teatro di invertiti, [...] di Occidentali". È l'attore che con
la scrittura di scena produce teatro hic et nunc.
Il testo è "spazzatura" nella
scrittura di scena, perché lo spettacolo va visto nella sua totalità. Il testo
ha lo stesso valore di altri elementi come le luci, le musiche, le quinte, ecc. Il
teatro di testo, di immedesimazione, viene definito da Bene come un teatro
cabarettistico. Gli attori che si calano in dei ruoli, che interpretano, sono
per lui degli intrattenitori, degli imbonitori, dei "trovarobe". Nel suo teatro,
l'attore è l'Artefice. Bene rivendica la scrittura di scena, in cui il testo non
viene più messo in risalto come nel teatro di testo, viene anzi martoriato, continuando
un discorso iniziato da Artaud, che già aveva iniziato la distruzione del linguaggio,
ma che per Bene fallì sulle scene, perché "cadde" nella interpretazione. Carmelo
Bene distrugge l'Io (immedesimazione in un ruolo) sulla scena, a favore di un teatro
del soggetto-attore alla quale superbia è affidata la scrittura di scena.
L'indagine intorno ad un personaggio così ricco e controverso è affidata ad Elsa,
l'estetista di Mauro Cascio che dal canto suo ha già promesso che non lo sarà ancora
per molto, anche per via della pessima pubblicità che si fa.
Va detto che Mauro Cascio, nonostante le apparenze, è un intellettuale serio.
Giornalista, scrittore ed editore, oggi sogna il grande salto: «Dopo essere stato
per anni il più grande filosofo del suo pianerottolo, adesso aspiro al condominio».
Maria Corsetti
|