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Latina. Cirilli sfida Zac. «La politica ha perso il senso del suo compito. Ed oggi Alleanza Nazionale non ha più i suoi contenuti...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Fabrizio Cirilli. Il consigliere regionale, dopo le sue dimissioni da Alleanza Nazionale, annunciate venerdì scorso, ha ieri lanciato la sua candidatura a sindaco di Latina nelle prossime elezioni amministrative. Perché questa scelta? «Ritengo che nella nostra città la politica abbia fallito il suo mandato ed il suo compito. Non a caso possiamo sintetizzare questa scelta in una frase di Oriana Fallaci: "Ci sono dei momenti nella vita delle persone in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo". Dopo sette anni di confronti anche accesi nel mio partito e sulle politiche disattese nella città, sia per ciò che attiene la realizzazione dei servizi, ma ancora di più per i metodi con cui si è portata avanti l'amministrazione in questi anni, è per me un obbligo prendere atto di tutto questo e contribuire in prima persona a creare un'alternativa». Quando parla dell'amministrazione della città di Latina, quali sono gli atti che, secondo lei, non hanno trovato rispondenza nei programmi? «C'è una serie di questioni gravi attinenti al programma e - parallelamente a ciò - un metodo perverso a fronte del quale il programma viene considerato un optional e non più lo strumento guida di un'amministrazione. Per quanto riguarda il programma, forse la cosa più importante è stata non solo la non realizzazione del Piano regolatore generale, ma addirittura il disconoscimento della validità di questo strumento. È importante comprendere che un Prg non è solo lo strumento che fa capire dove si può costruire un palazzo e dove non si può; il Prg è lo strumento che implica pianificazione e stabilisce quindi quali sono le aree del nostro territorio che vanno tutelate, quali quelle che possono essere adibite ad insediamenti commerciali, quali dovranno inseguire la vocazione turistica, quali dovranno tutelare l'agricoltura, e quali ospitare i servizi. Non fare questo significa fare ciò che è stato fatto negli ultimi anni, ovvero riversare sul nostro territorio decine di milioni di metri cubi di abitazioni in maniera indiscriminata, non pianificando e programmando i servizi per tutta la gente che abiterà in queste case, stravolgendo un tessuto sociale, specie quello dei borghi, che si sono visti in questi cinque anni raddoppiare la propria popolazione. In una parola, significa fare un danno inestimabile. Abbiamo poi la realizzazione dei grandi progetti, come lo sviluppo della Marina: abbiamo assistito a sogni, ruotati intorno ad un concorso di idee che di fatto ad oggi ha prodotto qualche variante urbanistica, la realizzazione dell'elettrodotto a Borgo Sabotino, i cui cantieri sono già aperti all'insaputa di tutti, e la prossima realizzazione del deposito nucleare presso l'ex centrale. Tutto questo è conseguenza della superficialità rispetto a tutto ciò che realmente serve alla città e dell'attenzione a ciò che attiene solo ad una parte della città. È bene sottolineare che il progetto che io ho messo in campo è imperniato proprio su questo: la nostra città è fatta circa di 110mila abitanti. Di questi ci saranno solo mille persone tra costruttori, imprenditori, persone che per un bisogno (come il lavoro per il proprio figlio o per la propria moglie), hanno avuto la necessità di chiedere alla politica. Gli altri 109mila sono persone che non hanno mai chiesto nulla alla politica, se non il rispetto del territorio in cui abitano e in cui vorrebbero far crescere i propri figli. La tutela di pochi, in questi anni, ha condizionato il rispetto e la garanzia dei moltissimi: questo rappresenta il fallimento della politica e fa nascere l'esigenza, in chi non crede in due concetti perversi della politica (che i panni sporchi si lavano in famiglia e che il fine giustifica i mezzi) di scendere in campo, anche al di fuori degli schemi, anche a discapito della propria carriera politica e di cercare di costruire un'alternativa che possa raddrizzare le sorti della città e dare la speranza che la politica torni ad essere quello strumento che rappresenta la gente e non quello strumento che, attraverso forme di clientelismo, obbliga la gente ad accettare ciò che non è giusto». Lei ha sottolineato la correttezza del commissario della federazione provinciale di Latina di Alleanza Nazionale, Silvano Moffa nei colloqui che avete avuto in queste settimane. C'è stato un momento in cui stavate per superare i contrasti? «Di momenti ce ne sono stati tanti, anche in questi anni. Ogni volta abbiamo presentato problemi che puntualmente sono stati utilizzati per aprire polemiche anche superficiali, legate ai personalismi. Io ritengo che il tutto si sarebbe potuto superare nel momento in cui il partito avesse svolto il ruolo che deve avere nei confronti dei propri amministratori, ovvero di indirizzo e di controllo rispetto agli impegni presi con gli elettori. Nel momento in cui il partito si è reso complice dell'operato dell'amministratore e del non rispetto dei programmi elettorali, per me è un compromesso per me inaccettabile». Lei si candiderà con la sua lista civica e con un programma per l'amministrazione della città, un programma scevro da logiche di destra o di sinistra. Ritiene di attirare voti da entrambi gli schieramenti? «ll problema non è attrarre voti, è far capire che per creare i presupposti di una buona amministrazione a Latina non necessariamente ci si deve confrontare sulla destra e sulla sinistra. Oggi, in ambito locale, questo meccanismo che ci porta per coerenza e ideologia a dover accettare sindaci inadeguati e non calzanti alle problematiche della città e a collocarsi con rappresentanti che poco e male hanno interpretato il loro ruolo di oppositori, è molto riduttivo e alla base del fallimento della politica. Quando sul territorio nascono comitati spontanei perché a Borgo Sabotino si autorizzano centrali, depositi nucleari, elettrodotti, quando nascono comitati spontanei per le situazioni legate ai disagi nel sociale (vedi la questione delle cooperative), questo deve far capire a chi fa politica, che la politica ha fallito, sia a destra che a sinistra e quindi, a discapito anche delle convenienze legate alle posizioni personali di chi fa politica, bisogna avere il coraggio di ammettere ciò e adoperarsi in prima persona per percorrere nuove vie. Io credo che questo ragionamento lo abbiano capito, ma in pochi sono disposti a rinunciare alle proprie poltrone». Cirilli ha ieri preannunciato una nuova conferenza stampa, tra sette, dieci giorni al massimo, per presentare le prime linee del programma e le prime adesioni alla sua lista, di cui non ha voluto fornire particolari, se non quello che intende dialogare con tutti. Ha però precisato che, in caso di ballottaggio tra due altri candidati, non farà apparentamenti. Il consigliere regionale è stato anche netto sul futuro dei "suoi" uomini: la sua infatti è una scelta personale, che non obbliga anche altre persone. Certo però che Paolo Spolon ha già lasciato l'assessorato comunale alle Risorse Umane da due settimane ed è facile supporre che il fratello di Fabrizio Cirilli, Fabio, consigliere comunale, faccia lo stesso. Ma - sottolinea sempre il consigliere regionale - sarà lui a decidere e a comunicarlo. Per quanto lo riguarda, Fabrizio mercoledì, in consiglio regionale, annuncerà le sue dimissioni da An ed il suo ingresso nel gruppo misto. Non intende lasciare l'aula della Pisana: "Devo restare al mio posto, per senso di responsabilità nei confronti delle 27mila persone che mi hanno eletto". Ora però c'è anche da ipotizzare quello che accadrà in Provincia, dove Cirilli può contare su due, se non tre dei cinque consiglieri di An. Se si dimettessero dal partito di Fini, i numeri della maggioranza in via Costa cambierebbero considerevolmente. Allo stato attuale, i consiglieri di maggioranza sono 17, contro 13 dell’opposizione. Tra questi ultimi, attualmente si calcola anche Alessandra Mussolini, che potrebbe però passare alla maggioranza, se gli accordi nella CdL andassero in porto. Ma anche ieri c'è stato un sostanziale "nulla di fatto": i colloqui tra Moffa, Fazzone, Forte e Mazzocchi si sono infatti arenati quando i due partiti maggiori, An e Fi, ancora una volta non sono riusciti a sciogliere tra di loro il nodo "Sezze". Su tutto questo cala l'ultima riflessione del consigliere regionale: “Sono stato forse un calcolo sbagliato – ha concluso Cirilli – oggi sentiamo sulle spalle la responsabilità di essere lineari e coerenti con chi ha consentito quello sbaglio”.

Andrea Apruzzese

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