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Sermoneta. Nuova Mistral, la protesta. Roberto Caccavello (Uilm): «I lavoratori hanno 40-50 e non possono essere ricollocati facilmente»

Ai microfoni di ParvapoliS con Roberto Caccavello della Uilm Latina. I lavoratori della Nuova Mistral di Sermoneta hanno manifestato ieri davanti al Tribunale di Latina per avere certezze sul loro futuro occupazionale. Lei, insieme al sindaco di Sermoneta, Giuseppina Giovannoli, ed ai rappresentanti di Fim, Sergio Di Manno, e di Fiom, Pierino Ricci, ha incontrato il presidente del Tribunale, Bruno Raponi, per conoscere le motivazioni in base alle quali il giudice Marcelli della curatela fallimentare ha respinto le proposte della società Dea per il piano di ristrutturazione aziendale della Nuova Mistral, chiusa ormai da tre anni. Qual è la situazione? «Abbiamo avuto un incontro con il presidente, che ha dimostrato ancora una volta grande disponibilità verso questa azienda, che da anni versa in condizioni di gravi difficoltà. Il giudice Marcelli non è in condizioni di accogliere le proposte fatte dalla società Dea in nome e per conto della Sellaroli, perché ci sono dei problemi legati alla durata dell'affitto. Loro sostengono che l'affitto mediamente nei fallimenti viene fatto in forma un anno più un anno, mentre vogliono farlo di cinque anni. Questo è un problema che va superato, come quello relativo alla cubatura che intende affittare Sellaroli: loro dicono che affittando una parte dello stabilimento avrebbero poi difficoltà perché non saprebbero come sorvegliare il resto dello stabile, dato che ne utilizzerebbero solo una parte. C'è da parte del Tribunale la disponibilità ad effettuare ulteriori passaggi con la società per arrivare ad una conclusione dell'operazione. Il Tribunale afferma inoltre di avere la necessità di garantire i creditori e per farlo in questo momento l'unica soluzione è mettere in vendita lo stabilimento: è normale che stiano valutando questa possibilità. A noi, come sindacato, interessa che si trovi una soluzione che dia occupazione ai lavoratori. Parleremo poi con l'imprenditore perché credo di poter dire, a nome di Fim, Fiom e Uilm, che le condizioni poste dal Tribunale non sono condizioni capestro. È chiaro che un imprenditore sostiene delle spese per riavviare lo stabile, che la società vorrebbe non fossero a suo carico. Per il Tribunale questa cosa non è possibile: se si vende lo stabile, e va ad un terzo, a chi si richiedono queste risorse? Questo è lo scenario che ci troviamo di fronte. Nelle prossime ore possiamo arrivare a definire la questione, perché tutti devono scoprire le carte ormai». Vogliamo ricordare in breve la storia della Nuova Mistral? Come si è giunti a questo punto? "Inizialmente era gestita dalla multinazionale Gepi. Poi è entrato il privato, che l'ha gestita per quattro, cinque anni e in un primo momento le cose andavano bene. Le difficoltà sono nate perché la produzione non era più concorrenziale a livello mondiale ed è arrivata la crisi. Ora sono tre anni che l'azienda è chiusa ed usufruisce degli ammortizzatori sociali. L'azienda è fallita, i lavoratori hanno fatto un anno e mezzo di cassa integrazione come prevede la legge. In presenza di un piano industriale la Regione ci ha concesso di allungare di sei mesi la proroga della cassa integrazione. Ora i lavoratori sono in mobilità e c'è la necessità di trovare una soluzione: essendo in mobilità, i lavoratori (che hanno una media di 40-50 anni) hanno il problema di essere rioccupati rapidamente, ma sicuramente non troveranno una ricollocazione in provincia. Basti pensare che ieri eravamo in mezzo alla strada statale Pontina con tutti i lavoratori della Selex, che ha dichiarato 350 esuberi. Non possiamo quindi rinunciare a nessuna delle opportunità che abbiamo. Va rimarcata la presenza delle istituzioni, perché dobbiamo riconoscere al Comune e al sindaco Giovannoli di avere una presenza costante. Nelle altre situazioni non abbiamo accanto né parlamentari, né istituzioni, né politici, siamo soli, come sindacato e come lavoratori». Di quanti lavoratori stiamo parlando? «Settanta lavoratori: sono quelli attualmente in mobilità. Una parte di questi avrebbe la possibilità di aggancio alla pensione e con i 30-40 lavoratori di cui Sellaroli ha parlato nel piano di riassetto industriale, potremmo trovare la soluzione per tutti i lavoratori della Mistral».

Andrea Apruzzese

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