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Latina. Il suono e le parole. Alfonso Malinconico e la poesia: «È un dilettante chi rimane condizionato dai vecchi schemi e non sperimenta...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Alfonso Malinconico per parlare di poesia.
Le sue ultime fatiche sono "Cautio criminalis" e "Sestetto misto"; che cos'è
per lei la poesia? «La poesia è tutto ciò è stato fatto. Solo di quello si può
parlare. Non sappiamo quello che sarà domani. Diciamo che è un modo di costruire
qualche cosa con le parole. Il resto bisogna rinviarlo all'analisi di ogni singola
opera». Lei è anche il curatore di una recente antologia di poeti
"Il suono e le parole": Tommaso Binga, Lamberto Pignotti, Giovanni Fontana,
Antonio Amendola, Paula Claire, Julien Blaine, Bartolomé Ferrando,
Endre Szkàrosi. Qual è lo stato di salute della poesia oggi in Italia?
«Devo dire buono. Lo stato della poesia non è mai cambiato, è stato sempre lo stesso
se noi lo guardiamo retrospettivamente troviamo già una selezione, un certo
materiale che si è sedimentato. Parlare dell'attualità significa scontrarsi
e lo sappiamo che in generale si è sempre un po' restii ad accettare la novità».
Che ne pensa dei fermenti culturali in provincia di Latina? C'è troppo dilettantismo?
Troppo provincialismo? «Io mi sono sempre occupato di poesia sommersa, dei poeti che pubblicato
le loro opere a proprie spese. Un sottobosco in cui c'è tanta roba buona e bella.
Parliamo di Latina, cito su tutti Roberto Fabiani, recentemente scomparso,
che era pittore, scultore e poeta. Il dilettante è colui che crede di fare poesia
ma continua ad operare secondo gli schemi del passato. Ma può essere a Latina
come in tutto il mondo».
Diana A. Harja
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