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Latina. Osserfare, le imprese pontine vanno alla grande: un tasso di sviluppo di 1,7%. Silvio D'Arco soddisfatto: «Una crescita cinese»
Tessuto imprenditoriale pontino in crescita nel corso dell'ultimo anno: le imprese iscritte presso la Camera di Commercio di Latina sono 56.761, di cui 46.798 attive (l'82,4% del totale), con un tasso di sviluppo pari al +1,7%, analogo al dato 2005 (+1,8%). I dati emergono dagli studi per il 2006 elaborati da Osserfare e presentati ieri mattina in conferenza stampa. Stazionari anche i dati relativi al tasso di natalità e di mortalità delle imprese. Dal punto di vista delle forme giuridiche, si evidenzia una flessione delle imprese individuali, mentre si conferma il trend positivo per le società di capitali, che registrano un +6,3%. Ottime performance di crescita per costruzioni (+4,9%), servizi immobiliari (+4,8%), intermediazione monetaria e finanziaria (+4,1%); bene anche alberghi e ristoranti (+2,6%), industria manifatturiera (+1,8%) ed il settore commerciale (+1,0%). La conferenza è stata convocata per presentare però anche un altro tipo di studio, non a caso denominato "Su e giù per le classifiche - La provincia attraverso le graduatorie", resosi necessario dopo che le classifiche di Banca d'Italia, Sole 24 Ore, Italia Oggi, Istat, Istituto Tagliacarne ed altri istituti hanno, negli ultimi mesi, posizionato in maniera diversa il territorio pontino dal punto di vista dello sviluppo economico e della qualità della vita. Classifiche diverse, derivanti da metodologie di analisi diverse. Sotto esame è finito però in particolare il dato relativo al Pil provinciale per il 2005 sul 2004 che, secondo l'Istituto Tagliacarne, si posiziona al +7,1%. "Una crescita cinese" l'ha definita l'assessore alle Attività Produttive della Provincia di Latina, Silvio D'Arco, che ha sottolineato come gli amministratori, alla pubblicazione del dato siano rimasti "positivamente impressionati" ma come subito dopo si siano anche posti una serie di interrogativi. «Avere un dato del +7,1% crea problemi se non è reale, in quanto rappresenta un territorio che non ha bisogno di incentivi da parte dello Stato e dell'Unione Europea». Ieri ci ha pensato Osserfare a spiegare la situazione: «Poiché i valori del Pil sono espressi a valori di prezzi di mercato - ha spiegato Sandra Verduci di Osserfare illustrando lo studio - ad essi si perviene sommando ai prezzi base l'ammontare dell'Iva e delle altre imposte indirette. Escludendo questi dati, la variazione scende al +6,3 per cento. Le variazioni incorporano però anche l'incremento (o decremento) dei prezzi dei beni e servizi inclusi nel valore aggiunto. Eliminando quindi anche l'inflazione, la variazione del Pil scende ancora, al 4,8 per cento. Al netto del possibile errore di stima, inoltre, scendiamo ancora, al +2,8 per cento. Si tratta comunque di una crescita rilevante, se calcoliamo che il dato dell'Italia (sempre relativo al 2005 sul 2004) è stazionario». Manca quindi un'immagine univoca e non si può prescindere dall'aspetto metodologico. «Spesso si usano indicatori differenti - ha spiegato ancora Verduci - ed è difficile poi confrontare le indagini. Ad esempio, prendiamo le due analisi sulla qualità della vita, una svolta dal Sole 24 Ore e l'altra da Italia Oggi: il primo fa una media semplice, il secondo fa una media ponderata». L'assessore D'Arco ha sottolineato che, in un momento di ripresa dell'Europa, il Paese deve agganciare questa fase positiva per l'economia attraverso riforme strutturali: «Se non si mette in moto l'Italia, è difficile che le province ne possano usufruire. Il problema a Latina è quello della carenza delle infrastrutture, ed è una situazione che abbiamo fatto rilevare alla Regione Lazio. Abbiamo chiesto ed ottenuto dalla Regione il Distretto della Nautica che riconosce il sistema produttivo locale della cantieristica, ma tutto va ancora messo a sistema, altrimenti non ci sarà uno sviluppo coordinato».
D'Arco ha inoltre annunciato che la commissione provinciale alle Attività Produttive ha approvato all'unanimità un ordine del giorno (che arriverà in Consiglio) per far rimanere nel capoluogo pontino la Banca d'Italia. «Apprezzo l'ordine del giorno - ha risposto il direttore della sede pontina della Banca d'Italia, Augusto Gramegna - attualmente abbiamo una struttura che vede sedi in tutte le province, escluse quelle di recente formazione, da quindici anni ad oggi. Il dibattito all'interno dell'istituto verte sull'adeguatezza della sede pontina a rispondere alle esigenze della collettività». Il direttore della Banca d'Italia ha inoltre analizzato il sistema dei dati: «L'Italia è un Paese povero di dati a livello locale - ha spiegato - si va avanti molto per deduzioni ed induzioni, e gli stessi dati dell'Istat sono soggetti a rivisitazioni periodiche importanti, mentre quelli della Banca d'Italia sono raccolti in modo sistematico presso gli istituti di credito. Certo - ha concluso - possono sbagliare anche loro».
Andrea Apruzzese
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