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Latina. L'idea di perderti. Giorgio Montefoschi: «Non mi sono mai interessati i temi politici sociali. Preferisco i sentimenti autentici»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giorgio Montefoschi, a Latina per presentare
il suo ultimo libro, "L'idea di perderti». Perché questo titolo?
«Il titolo lo ha messo l'editore, non l'ho scelto io. E per la prima volta.
Parla della perdita, non solo nel senso dell'abbandono, ma proprio in senso
assoluto. È la storia della perdita di una unità coniugale, di una unità
familiare, di un importantissimo rapporto che c'è tra un uomo e una donna
nell'età della maturità, con tutta una serie di sviluppi di questa vicenda.
È la storia di un uomo intorno ai 60 anni che si ribella all'idea del tempo
che passa, e allora fa quello che è un po' caratteristico: una fuga giovanilistica
con una donna molto più giovane di sua moglie, e molto più giovane di lui.
Una donna attraente, che lo coinvolge, al punto da mettere in crisi il matrimonio.
Da qui ci sono tante altre cose che non vi racconto, altrimenti non vi comprate il libro».
Quanto il testo può essere specchio della realtà del singolo?
«Io sono spesso accusato di scrivere libri lontani della realtà, quando per realtà
si intende l'impegno sociale, il mondo del lavoro. Però io credo invece che questi
libri abbiano una loro attualità perché pur essendo svincolati da certi temi ne
affrontano altri che interessano tutti: il tema del tempo che passa, il tema
del sentimento amoroso, dell'adulterio». Qual è stato lo spunto?
«Come in tutti i miei precedenti romanzi, e sono 13, parto da un'idea, un'immagine
e da lì vado avanti. Non c'è mai una scaletta, una trama. Un'organizzazione
precedente a quello che scrivo. Gli scrittori scrivono scrivendo, imparano quello
che devono dire sulla pagina». Questa idea di perdersi, noi la possiamo intendere
anche da un punto di vista culturale, morale, spirituale?
«Sicuramente. L'idea di perdere noi stessi, il nostro equilibrio, la nostra serenità.
La sapienza. Perdere un punto di riferimento, insomma, che ci dà luce e il senso
della vita».
Elisabetta Rizzo
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