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Latina. Martiri di Cefalonia. Questi sono capaci di presentare un libro, senza invitare l'unico orfano della vicenda residente qui
Egregio direttore,
Le invio copia della email spedita il 15 marzo u. s. al Sindaco del Comune di Latina cui seguirà un mio breve commento esplicativo::
Le scrivo in qualità di orfano di un Martire di Cefalonia -il maggiore Federico Filippini fucilato dai tedeschi il 25 settembre 1943- per rappresentarLe una mia doglianza in merito alla presentazione di un libro sulla vicenda che si terrà il 22 marzo prossimo al Victoria Residence Palace, alla quale interverrà come si legge nell'invito -a me non inviato- anch'Ella.
Ciò che mi spinge a farlo è la circostanza che l'organizzatrice e l'autore del libro non hanno sentito affatto il bisogno o meglio il dovere 'morale' di invitare l'unico Orfano della vicenda residente a Latina -cioè il sottoscritto- ad una riunione in cui si parlerà e si spargeranno copiose lacrime sui fatti con ciò ignorando 'volutamente' chi, come me, a soli sette anni restò orfano a causa di essi.
Ho scritto 'volutamente' e lo ripeto in quanto entrambi sono perfettamente consapevoli della mia presenza a Latina per averla appresa, la prima, pochi giorni orsono mentre l'autore ne è a conoscenza 'ab illo tempore' essendo un ufficiale in congedo iscritto come me alla locale sezione dell'UNUCI dal cui Presidente ha saputo di una mia analoga attività pluridecennale di ricerca sull'argomento sfociata come ben sanno in tanti, anche a Latina, in un sito internet www.cefalonia.it e in tre libri ("La vera storia dell'eccidio di Cefalonia" CDL Pavia 1998- "La tragedia di Cefalonia Una verità scomoda" IBN Roma 2004- "I Caduti di Cefalonia: fine di un mito" IBN Roma 2006).
Ebbene, malgrado ciò, costoro terranno una presentazione da cui è tenuto lontano -anche come semplice spettatore- il figlio di un morto ammazzato come lo scrivente, con tanti saluti all'umana pietà per i Caduti e per i loro Congiunti.
Sarebbe lo stesso che presentare un libro sui Caduti di Nassirya omettendo -consapevolmente- di invitare il figlio di uno di essi presente in 'loco' e quindi, comunque la si voglia rigirare, la questione è veramente vergognosa per non dire altro.
Le ho voluto rappresentare quanto sopra -egregio Sindaco- perché conoscendo la Sua nobiltà d'animo non posso pensare che Ella lasci passare sotto silenzio l'oltraggio rivolto non tanto a me ma alla memoria di mio Padre evitando, se non altro, di conferire 'ufficialità' con la Sua presenza ad una manifestazione che, alla luce di siffatti comportamenti, appare addirittura blasfema.
Qualora desideri ragguagli sulla mia persona può rivolgersi all'on. Pedrizzi che mi manifestò la sua stima partecipando alla presentazione del mio primo libro a Bassiano nel 2001 organizzata con squisita sensibilità dal Consigliere Comunale ed Assessore alla 13 Comunità Montana dei Monti Lepini Giuseppe Mazzocchi.
Ritengo a questo punto di averLe detto abbastanza e Le invio distinti ossequi.
Egregio direttore Cascio,
alla Sua prevedibile domanda sul perchè di tale comportamento nei miei confronti, Le preciso che la mia attività di ricerca sull'argomento è in controtendenza con la 'vulgata' dominante da oltre 60 anni, di molti aspetti della quale ho provato l'infondatezza ed in particolare di quello del numero delle Vittime -indicato da sempre in 9 o 10000- mentre invece e aggiungo fortunatamente esse furono meno di 1700 come ho provato -in base a documenti 'ufficiali' conservati negli Archivi Militari- nel mio ultimo libro.
Ciò naturalmente non poteva e non può andare a genio a quanti, compreso l'autore del libro in questione, seguono pedisssequamente le vecchie ed ormai sorpassate tesi dello sterminio di 'immani' proporzioni mostrandosi profondamente dispiaciuti -anzichè felici !!- che il numero dei Morti ( tra cui, ripeto, vi fu mio Padre) sia stato di gran lunga inferiore a quello per così dire, 'canonico' utilizzato tra l'altro, più che per servire la verità storica, per fini meramente politici ed ideologici.
In ciò risiede il motivo del mio mancato invito alla presentazione del libro che, anche se trattando in modo diverso dal mio un argomento doloroso "per me" e non certo per l'autore o per gli altri partecipanti -sindaco compreso- "non poteva non essermi fatto".
Si tratta di un comportamento assolutamente incompatibile con l'etica di cui ci si sciacqua la bocca quotidianamente ma che raramente si rispetta e che ogni volta che si verifica va segnalato a chi di dovere per evitare, se possibile, che diventi una sconcia abitudine...
Massimo Filippini
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