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Latina. Elezioni. Lidano Grassucci: «Tra la riconferma di Zac e il 35% della sinistra in mezzo c'è la campagna elettorale. Ma è bene farla»
Chi vincerà a Latina? È tempo di pronostici. È tempo di calcoli e numeri. Proviamo a giocare anche noi con numeri e politica. Allo stato dell'arte pare che il confronto sia tutto concentrato a destra, meglio nel centrodestra. Perchè il nodo, tutto il nodo, sta nella capacità della sinistra di arrivare a un risultato che sfondi quota 35%. Un risultato che si potrebbe avere soltanto se i Ds si attestassero tra il 15 e il 20% con una Margherita in grado di aumentare i suoi voti almeno di un terzo (tra il 10 e il 14%). E' uno scenario possibile?
I ds oggi hanno difficoltà a completare la lista, hanno 19 nomi su una squadra necessaria di 40. Da quando Enrico Forte ha abbandonato la guida del partito, di fatto, viaggiano a vista. La crisi del più grande partito della sinistra è diventato il grande problema dell’alternanza a Latina. Né, fino ad ora, da Roma arriva un segnale di “investimento” su Latina. Mansutti ha fatto una grande campagna per le primarie, ora sembra muoversi con troppa cautela. Eleganti i grandi manifesti, ma serve la sua faccia, serve un pizzico di cattiveria e anche l’idea di una speranza. Insomma anche una donna brutta, ammettiamo che Latina lo sia, ha bisogno di sognare di poter diventare bella e sposarsi un principe azzurro.
Mansutti deve uscire dall’angolo e giocare le carte della speranza.
Cirilli? Ha bruciato l’effetto sorpresa, non ha piu’ la faccia fresca delle regionali. Nei manifesti, anche se il volto è ritoccato, appare un po’ nero, triste. Gli slogan si scontrano con la tristezza del suo volto. Parte dal successo straordinario delle regionali, 9.600 voti personali, ma correva con Alleanza nazionale, era dentro il potere (in Regione governava Storace, a Latina An). Ora si presenta con prospettive di “lacrime e sangue”, ma non è Churchill. Nel sito le adesioni arrancano: compresi nipoti, figli e lontane zie di Velletri, siamo a quota 200. Per chi conosce la storia dell’ex consigliere regionale di An ci sono gli amici storici, quasi un album di famiglia. Poco per stravolgere il mondo. Ammettiamo per lui un successo eclatante: non superiamo il 10% dei consensi (siamo a livelli di consensi pari a quello dei Ds, una volta e mezzo sopra la Margherita).
Cappelletti e Catani? Pescano nella borghesia intellettuale e politicamente attiva della città. Potrebbero arrivare in consiglio. Siamo ad un altro 5%.
Le civiche verranno comunque penalizzate dalla politicizzazione della campagna elettorale: Berlusconi-Fini contro Prodi-Fassino. Il risultato? Per la sinistra è ragionevole un 30/35% dei voti, per le civiche, che verranno cancellate dalla Tv nazionale, siamo ad un altro 10%.
Il centrodestra unito (Udc, Forza Italia, e An) sta sempre intorno al 55% dei consensi.
Ci sarà il voto disgiunto? La scorsa volta, cinque anni fa, è stato penalizzante per la destra di quasi l’8% sul totale dei voti conseguiti. Siamo comunque ad una quota per Zaccheo abbondantemente sopra il 50%. Il tutto senza tener conto che per An, Forza Italia, e l’Udc concorrono 120 candidati che corrono per arrivare tra posti in consiglio e giunta a 60 incarichi disponibili. Uno su due ce la farà. Per Cirilli la speranza è per lui e al massimo per Spolon ed il fratello del sindaco, gli altri faranno contorno.
I bene informati, naturalmente daranno altri numeri, ma la politica non è cosa che si improvvisa.
Provate a partire dalle liste: Forza Italia (verrà trascinata da Berlusconi che sarà ovunque durante la campagna elettorale) potrebbe confermare, in una ipotesi minimale, il consenso di cinque anni fa, il 30% dei voti totali; se An perde per l’effetto congiunto Cirilli-Cappelletti un elettore su tre, resta al 20% dei voti. C’è poi l’Udc di Galardo, Carnevale, Fanti e Palmieri che sta almeno al 5%. Ed ecco che siamo abbondantemente sopra la soglia di sicurezza per Zaccheo.
Il nodo è uno solo: il centrodestra a Latina puo’ essere battuto solo se a Latina nascerà un grande partito della sinistra, solo se i Ds prederanno tra il 15 e il 20% dei voti. Ma i primi a non crederci e a non volerlo sono i dirigenti di questo partito.
Un’ultima considerazione: a Latina in tutte le elezioni democratiche ha vinto sempre il “governo”, anche nel ‘93 la galassia governativa democristiana con gli alleti centristi si attestò quasi al 60% dei voti. Persero per suicidio politico (le divisioni), non per mancanza di consenso. Durante le campagne elettorali la solfa era sempre la stessa: nessuno votava democristiano, ma la Dc vinceva con una puntualità da orologio svizzero.
Tra questi ragionamenti e il risultato finale c’è la campagna elettorale. Ma è il caso di farla.
Lidano Grassucci
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