Martedì 27/05/2025 
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Latina. Romania. Storia, anima, cultura. Con Diana A. Harja e Mauro Cascio c'è Domenico Cambareri per parlare di Mircea Eliade e Tradizione

Quest'anno si celebrano i 100 anni dalla nascita dello storico delle religioni rumeno e scrittore Mircea Eliade, morto a Chicago nel 1986. È l'occasione per una lettura e rivalutazione della sua opera fuori degli schemi e delle contrapposizioni ideologiche, che la videro utilizzata come una bandiera e una guida dall'estrema destra, mentre oggi anche un giornale come 'Il Manifesto' gli dedica lunga attenzione. Si proverà a parlarne anche in occasione del quarto incontro, oggi alle 15.30, della rassegna "Romania. Storia, anima, cultura" che l'Associazione Amici della Romania di Diana A. Harja sta portando avanti alla Libreria Mondadori di via Cesare Battisti, con il Patrocinio dell'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Latina. Con la presidente e Mauro Cascio, a fare da padroni di casa, sarà ospite questa settimana il filosofo Domenico Cambareri. Mircea Eliade, nato a Bucarest nel 1907, studiò filosofia subendo soprattutto l'influenza di N. Ionescu. Fu anche a Roma (1927-28), dove assistette alle lezioni di Gentile e conobbe Tucci e Buonaiuti. Dal 1928 al 1931, grazie al mecenatismo del maharaja di Kassimbazaar, poté studiare a Calcutta con Dasgupta e nell'eremitaggio di Rishikesh sull'Himalaia. Addetto culturale romeno a Londra (1940-41) e a Lisbona (1941-44), si trasferì dopo la guerra a Parigi, docente all'École des hautes études, e poi fu chiamato all'università di Chicago. Al centro del pensiero di Eliade c'è il concetto di mito come ierofania (apparizione / rivelazione del sacro). Solo ciò che è si è radicato nel mito una volta per tutte è vero e appartiene all'essere, ovvero il mito è un atto di creazione dello spirito indipendente dalla storia, che anzi fonda esso stesso la storia, e, nel corso della storia, si ripete e ritorna ciclicamente. La storia delle religioni è quindi storia delle ierofanie che si ripetono nel tempo dell'uomo, riproponendovi l'alternanza sacro / profano (sia nel tempo - con le feste - che nello spazio - con i 'centri del mondo') e riattualizzando per questa via i miti primordiali. Emanuele Tevi sostiene che qualcosa di simile ai miti e le cosmogonie di Eliade in tutto il '900 si trova solo in Jorge Luis Borges. Con la differenza che il primo li traeva da documentate ricerche bibliografiche, mentre il secondo le inventava di sana pianta: "ma siamo proprio sicuri che la distinzione regga a un esame più attento?". Forse dovremmo cominciare a considerare Eliade - conclude - "semplicemente uno dei più geniali e originali artisti del suo tempo". Oggi Eliade, oltre che come narratore, è noto come uno dei maggiori specialisti dello sciamanesimo (Lo sciamanesimo e le tecniche dell'estasi, 1951), dello yoga (Lo yoga. Immortalità e libertà, 1954), dei rapporti fra magia e alchimia (Alchimia asiatica, 1935-37; Arti del metallo e alchimisti, 1956; Il sacro e il profano, 1956). Ha inoltre scritto opere di carattere più generale (Trattato di storia delle religioni, 1949; Il mito dell'eterno ritorno, 1949).

Elisabetta Rizzo


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