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Latina. Contro i barbari. Marcello Veneziani: «Anche chi oggi non crede più a niente contribuisce a portare in Europa il deserto di Allah»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Marcello Veneziani,
a Latina in occasione della presentazione del suo ultimo
libro, "Contro i barbari".
Uno: chi sono i barbari? Due: esiste un manovratore di questi
barbari? «Sì, io i barbari li divido nel mio libro in due
categorie. Quelli più vistosi sono i nemici esterni, cioè i fanatici
che attentano con atti terroristici alla nostra vita. Poi ci sono quelli invisibili,
che vivono in mezzo a noi, nel pieno della nostra società occidentale
e sono quelli che non credono più a niente, coloro che si vergognano
della nostra civiltà, hanno un senso di rifiuto delle sue origini e delle
sue tradizioni e sono quindi i veri e propri incivili di ritorno della nostra
società. Che ci siano dei manovratori non credo, ci sono delle responsabilità,
soprattutto nelle classi dirigenti che hanno fatto esercizi di amnesia
pubblica per cancellare le nostre origini e le nostre identità».
Fanatismo e nihilismo, c'è un nesso esiziale, di complicità?
«Il nesso esiste. Non nel senso della congiura, perché non c'è
la consapevolezza dei soggetti. Ma entrambi sono propugnatori
del deserto. C'è chi vuole desertificare la società portando il deserto
di Allah, e chi attraverso il deserto del nihilismo vuole disperdere
le ultime tracce di principi, di valori. Le due questioni vanno lette insieme».
Noi come linea editoriale, marcatamente laica, vediamo oggi la chiesa
come un potere politico fondato su credenze religiose popolari.
Siamo pure noi nihilisti o il deserto lo creano anche i papi?
«Io credo di no. Ratzinger sta facendo una battaglia aperta, schierata,
contro l'inciviltà. Una battaglia a favore del civiltà europea.
Credo stia facendo il suo lavoro di papa. Ci possono essere tentazioni
di assecondare l'Occidente in tutti i suoi aspetti. E in questo
può aver sbagliato il Concilio Vaticano II, ma non mi pare che questi
tratti siano addebitabili all'attuale pontificato». Lei lancia un monito:
le civiltà sono mortali. Dobbiamo svegliarci? «Sì, è un monito che traggo
da Valery. Non dobbiamo riposare sugli allori delle civiltà eterne.
Di eterno può esserci Dio. La storia ci dimostra di come le grandi civiltà
siano sfiorite e morte anche in modo tragico. Dobbiamo capire che
tutto dipende dalla responsabilità di chi quella civiltà la guida.
Ci vuole una sensibilità in più». Insomma, un testo attuale.
E a proposito di Mastrogiacomo. Questo governo ha una politica estera
molto debole e molto incerta. L'operazione Mastrogiacomo è stata
molto criticata, dall'opposizione, ma anche dagli Stati Uniti. Lei che tipo
di valutazione dà? «Io faccio un bilancio realistico. Quattro persone sono
state sequestrate, una è tornata, uno è stato ucciso, e altri due probabilmente
saranno uccisi. Almeno cinque terroristi sono stati liberati. Dei soldi
sono stati dati per finanziare la guerriglia. Se tutto questo lo dobbiamo
definire come una felice operazione, solo perché abbiamo portato a casa il giornalista
di Repubblica, dovremmo avviare un processo di autocritica serio. Io credo che
non sia un assoluto salvare una vita umana, se vengono messe a repentaglio
più vite umane e se viene messa fuori gioco la dignità e la sovranità di uno Stato.
È stata un'operazione disastrosa». Un segno di barbarie, per tornare al titolo
del suo nuovo libro? «Sì. Con un pelo di ipocrisia in più. Perché proprio coloro
che fino a ieri erano contrari alle trattative, la Repubblica, sono diventati improvvisamente
fautori della trattativa a oltranza perché si trattava di salvare uno di loro».
Elisabetta Rizzo
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