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Latina. La nuova frontiera del giornalismo riflessivo. Lidano Grassucci e la convivenza con ParvapoliS: «Se son rose fioriranno. E sarà un Dico»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Lidano Grassucci, direttore de Il Territorio. Parliamo di questa collaborazione che è nata da qualche tempo tra Il Territorio e ParvapoliS. Il Territorio, il pomeriggio dopo le 16, è consultabile integralmente in pdf. Come sta andando e perché questa collaborazione? «La collaborazione è un po' più complessa. Noi abbiamo anche una trasmissione di filosofia dove Mauro Cascio si capisce da solo su Tele Etere. Quindi la collaborazione è a tutto campo». Parla de La servetta di Talete, il sabato alle 19... «Sì, già il nome denota la difficoltà di comprensione. È una scelta coraggiosa quella di portare la filosofia in tivvù, una scelta coraggiosa da parte di Mauro Cascio e da parte nostra che lo ospitiamo. Abbiamo sempre creduto che era necessario trovare delle sinergie con le esperienze di comunicazione che c'erano nella nostra comunità. ParvapoliS è una iniziativa che si innesta in un mercato, quello della comunicazione digitale, della comunicazione telematica, che è un terreno completamente nuovo, dove quasi tutto è da inventare, abbiamo trovato interessante il contenuto della testata, abbiamo trovato intelligente il modo di fare comunicazione; e poi c'è affinità elettiva perché trovare in questo mondo altri liberali che vogliono comunicare per dare spazio alle voci varie, anche distanti dal modo di pensare proprio. Questo incontro oggi è un fidanzamento; poi magari la cosa magari evolve. Magari arriveremo a un Dico. Non so chi dirà per primo il fatidico sì. Non vorrei andare io all'anagrafe a denunciare questa convivenza». In provincia oggi quanto conta lo stimolo in più, per chi guarda Tele Etere, per chi legge Il Territorio, per chi segue ParvapoliS? «È difficile che la novità venga accettata. Noi siamo ripetitivi nelle cose, abbiamo paura che le cose nuove sconvolgano le nostre cose. Queste iniziative editoriali tendono a rompere questa monotonia. Questa provincia è un gigante che si immagina nano. E questo avviene anche nella comunicazione. Nella comunicazione c'è la tentazione di non vedere le cose che si fanno qui ma di andare a cercare altrove l'intelligenza. Probabilmente non abbiamo molta considerazione di noi stessi. Qui ci sono mondi e realtà che non sono prime a nessun'altro ma nemmeno seconde. Il pubblico comincia a capire le differenze. Per esempio il piacere della lettura. I giornali erano dei contenitori di notizie, oggi, in edicola ma anche online, cominciamo ad avere un giornalismo di opinione, la differenza della chiave di lettura dei fatti. Perché non è importante arrivare primi, ma bisogna dare uno strumento per capire gli eventi. E questa è la nuova frontiera del giornalismo riflessivo».

Elisabetta Rizzo

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