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Sezze. Il Prg e l'insostenibile leggerezza dell'apparire. Giovanni Moraldo (Movimento Democratico): «Qui c'è ancora tanto da fare...»

«Viviamo nella città delle varianti al piano regolatore, delle emergenze continue, di progetti mai realizzati, di sogni e di speranze mai concretizzati, delle promesse elettorali mai mantenute». Spiega Giovanni Moraldo, segretario del Movimento Democratico. «Nessun amministratore di Sezze negli ultimi trenta anni ha avuto mai il coraggio e la volontà politica di mettere mano ad uno strumento indispensabile per la crescita omogenea e lo sviluppo armonioso e corretto della città; nessun politico si è mai interessato minimamente di una città che nel corso dei decenni è cresciuta in modo esponenziale ed è diventata un miscuglio di realtà ben definite che non riescono ad emergere. Il Piano Regolatore di Sezze è fermo al 1972, anno nel quale forse nessuno si sarebbe aspettato una crescita così importante di alcune realtà periferiche. La situazione? L' intero paese che cresce senza freno perché nessuno ne ha mai concertato lo sviluppo, città che si estende a macchia di leopardo, senza un ordine apparente e senza una opportuna pianificazione. In alcuni quartieri si è solo pensato a tirar su appartamenti, senza mai pensare a servizi (assenti o nel migliore dei casi fatiscenti e obsoleti), a parchi, a parcheggi, ad attività che sorgessero insieme all’enorme quantità di fabbricati abitativi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, basta guardarsi intorno. Negli ultimi anni in alcuni casi si è pensato solo ad alzare palazzoni in quartieri che assomigliano sempre più a dormitori, dove le concessioni a costruire sono arrivate con una tranquillità disarmante, dove il buon senso doveva invece consigliare diversamente, e in tante realtà del territorio si è raggiunto il colmo. Una miope e distorta visione dell' esercizio della cosa pubblica che non si ferma davanti a nulla, anche quando ci troviamo palesamente di fronte a realtà che non possono sostenere l' immissione di decine di nuove unità abitative e conseguenti attività professionali, in zone e realtà che presentano precisi limiti urbanistici : strette stradine ad accesso privato e vicoli ciechi che permettono a malapena il transito e la sosta dei numerosi residenti. In via Ancona e via Ascoli è nato un caso che crea un precedente: i cittadini sono insorti, decidendo di combattere una difficile battaglia in nome del rispetto e della decenza civile , che ha portato a inevitabili e pesanti strascichi legali, arrivando a diversi gradi di giudizio, con chissà quali conseguenze. In casi come questi ci chiediamo : ma di chi è la colpa? Dei cittadini che rivendicano il proprio diritto di poter vivere degnamente e civilmente nel proprio quartiere, del costruttore, che esercita il suo diritto di imprenditore, o piuttosto di chi appone firme su varianti al PRG e avvalla progetti senza pensare alle dirette conseguenze e all' impatto che tali decisioni avranno per lo sviluppo della città e senza soprattutto assumersene le responsabilità? É notizia di questi giorni che l' amministrazione comunale, (nella persona del commissario Leopoldo Falco e su diretto consiglio dei dirigenti), ha stabilito con una delibera che tutte le strade ad accesso privato, che negli anni hanno usufruito in qualche modo di opere ed interventi da parte del comune ( fogne, in alcuni e pochi casi asfalto, illuminazione), divengano di proprietà pubblica, con conseguente impegno anche finanziario per le dovute successive manutenzioni e per le necessarie opere di completamento laddove assenti, per le miriadi di nuova strade acquisite. Se tutto questo fosse stato pensato in un' ottica di miglioramento complessivo della nostra città, se questa decisione facesse parte di un più vasto piano di sviluppo, finalizzata al raggiungimento di un obbiettivo pianificato di ridisegno urbanistico, andrebbe bene; il problema secondo noi è che questa sia l' ennesima pezza, atta a risolvere un ben più grave problema, e che attraverso questa soluzione l’amministrazione comunale voglia porre rimedio a errate e sconsiderate decisioni, utilizzando l’unico modo possibile per uscirne fuori senza dirette responsabilità e lasciando i contendenti a sfidarsi nelle aule dei tribunali! Ci sembra paradossale e decisamente fuori logica arrivare a conclusioni del genere, quando invece occorrerebbe più lucidità e meno arroganza da parte dei dirigenti che si sono occupati della vicenda conoscere l’esatta portata del problema. Come esponente della coalizione di centrodestra, che supporta la candidatura alla carica di sindaco di Serafino Di Palma e che nel suo programma ha più volte sottolineato la necessità di dotare la città di un nuovo ed efficiente Piano Regolatore Generale, invitiamo il commissario Falco a mettere i cittadini ed i prossimi amministratori di Sezze nella condizione di conoscere con esattezza le soluzioni che intende adottare la sua gestione dell’ente comunale, su questo problema che è arrivato ad essere insostenibile per una città che vuole iniziare ad avere un nuovo volto».

Alessandro Mattei


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