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Latina. La servetta di Talete. Puntata imperdibile della trasmissione di Mauro Cascio. Questa sera alle 19 su Tele Etere c'è veramente la suocera

Mauro Cascio la spaccia come una delle pagine di televisione (locale) più importanti degli ultimi anni. E per una volta tocca dargli ragione. Perché la puntata di questa sera de La servetta di Talete, in onda su Tele Etere alle 19, non va persa per niente al mondo. Le ultime ore erano caratterizzate da un'incertezza profonda, le trattative febbrili, i tentativi di mediazione infruttuosi, le speranze regolarmente disattese, i tentativi risolti in giganteschi buchi nell'acqua. Ma si poteva privare il senso comune dall'essere interpretato dalla suocera del giovane filosofo pontino? E così questa partita si è giocata sul filo dei nervi. Che vi riassiumiamo nelle linee essenziali. Da accordi la suocera, che risiede a Napoli, sarebbe dovuta venire lei a Latina. Cosa che nelle ultime due settimane era tramontata del tutto, nonostante dei (tiepidi) tentativi diplomatici di Rita (la moglie) e Flora (la cognata). Approfittando del weekend di Pasquetta, e soprattutto dei potenti mezzi di ParvapoliS e Tele Etere, la produzione del programma ha avuto un'idea geniale, partorita dopo un'intensa riunione di oltre tre ore: la nuova puntata la si registrerà in esterna. Si va a Napoli. Se Maometto non va alla montagna, Mauro Cascio si sposterà lui a Secondigliano. Con tutto il carico di telecamere e set luci. L'ipotesi sembrava accontentare tutti, ma i nostri non sono riusciti ad arrivare nemmeno in autostrada. Una telefonata annulla tutto. Non si può. Negli ultimi minuti erano saltati fuori, nell'ordine: il dentista, il pneumologo e la via crucis. Al rosario delle scuse mancava giusto la colica, il parkinson, il morbillo. Solo lo Tsunami è stato scartato perché sembrava troppo esagerato. Mauro Cascio e i suoi accoliti sono tornati indietro. Ma non si sono dati per vinti. Prima, sempre con i potenti mezzi di Tele Etere e ParvapoliS, hanno provato un collegamento col videofonino. Poi, quando pure l'ospite della lezioncina magistrale ha dato forfait per un'influenza si sono abbandonati ad ululati di disperazione per tutta la notte. Solo la fitta rete diplomatica ha permesso un nuovo tentativo il mercoledì dopo. Pesanti le condizioni. Niente riprese in esterna. Tutte a casa. Nel salottino della zia al piano di sotto. I nostri partono e sempre prima del casello viene comunicata la momentanea indisponibilità del salottino, per improcrastinabili lavori che avrebbero avuto termine della primavera del 2008. La tentazione è stata quella di spacciare il casellante per la suocera di Mauro Cascio. «Tanto chi cazzo la conosce». Solo l'amore per la genuinità della trasmissione ha impedito alla situazione di degenerare. Ancora fitte mediazioni diplomatiche. Nuovi spiragli. Ed un'altra condizione. «Ok, ma la registriamo in cucina». Ed ospite della cucina della suocera di Mauro Cascio sarà Gianni Capuano, studioso napoletano, autore del libro "Dispacci da Napoli 1797 - 1799". È il periodo della Repubblica napoletana, delle Guerre Napoleoniche, il periodo in cui vengono al pettine parecchi nodi. Napoli diventa il centro di movimenti, che vengono dall'Illuminismo e culmineranno nella rivoluzione francese. È il crocevia della modernità. La fine della Repubblica e la morte di molti intellettuali napoletani è una grande sconfitta. La società è divisa in due. Da una parte c'è un popolo che vive una vita abbastanza disagiata e dall'altra una nobiltà infingarda. Gli intellettuali rappresentano il nucleo della borghesia e vengono travolti. La loro è una rivoluzione passiva, vengono coinvolti. «In questo mio saggio è protagonista Hamilton, e non è che ne esca benissimo. Di fronte all'occasione della sua vita, conquistare un palcoscenico, costringe con l'inganno Ferdinando IV a muovere guerra ai francesi, con tutti i risultati che conosciamo». Hamilton si era perfettamente integrato nella società napoletana. «Il Re lo chiamava "paesano nostro". La sua casa era la più gaia, aveva una moglie, ex cortigiana, che sapeva cantare e intrattenere». Viveva bene, via... «Amava il popolo, c'era una sorta di mito del buon selvaggio sulla scorta di Rousseau. Poi amava passeggiare, se ne andava su per il Vesuvio. Era in contatto con la sua Inghilterra, con la Royal Society. A Londra non sarebbe stato nessuno. A Napoli ha il suo peso. Sebbene critichi tante cose. La ricchezza è distribuita male. Non c'è buon governo né giustizia. C'è la superstizione al potere, l'allusione ovviamente è alla chiesa cattolica». E sempre protagonista, ieri come oggi, la chiesa e il suo rapporto controverso con la modernità. I cattolici hanno sempre avuto difficoltà ad integrarsi... «In effetti l'Illuminismo è una lotta a tre. Tra la chiesa tridentina, l'Illuminismo moderato inglese e quello radicale continentale che inizia con Spinoza e che ha in Voltaire il suo massimo rappresentante. Basta con la superstizione, con i miracoli. Quando oggi Ratzinger parla oggi di relativismo parla di questo humus culturale. Il mondo può funzionare di per sé e non c'è bisogno di un'autorità divina. La morale non la dà la divinità. Il mondo non è ordinato dall'alto, ma ce lo ordiniamo noi». E questa guerra tra mondo laico e chiesa cattolica non è mai finita. «Ci sta sempre. Sotto varie forme. L'uomo sa che deve morire e non vuole accettarlo. E allora ha bisogno delle credenze. Sembra che gli animali non lo sappiano che devono morire, anche se personalmente non ci credo. Noi non possiamo la fine dell'animale. Se ci viene a mancare questa speranza non viviamo. È per questo che Marx non ha capito una mazza». Vedremo, sulla Repubblica Napoletana (teoricamente l'oggetto della "Lezioncina magistrale") e su quel clima cosa avrà da chiedere la suocera di Mauro Cascio. Dopo tutta sta fatica per farla, sta puntata ce la vogliamo vedere, sì?

Maria Corsetti


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