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Latina. L'Eutanasia, quando duro a morire è il pregiudizio. Giancarlo Mancini: «La si associa ancora, a torto, all'eugenetica e al nazismo»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giancarlo Mancini, docente di Storia della Medicina
all'Università di Tor Vergata. Ieri la Tavola Rotonda sull'Eutanasia alla Libreria
Le Nuvole di Latina. Che possiamo dire? «C'è molta confusione, sul concetto
stesso di Eutanasia. Il mio intervento è stato chiarificatore sul termine stesso.
Oggi c'è l'equazione eutanasia uguale nazismo. Non esiste invece nessuna
relazione tra l'eutanasia moderna come concetto e l'eutanasia nazista.
L'eutanasia nazista era il punto finale di una politica di eugenetica,
per migliorare la razza. Quella moderna la richiede il malato quando ne sente
il bisogno. Un tema scottante, che va chiarito storicamente». E lei
cosa ne pensa? «Io vorrei si facesse una legge per disciplinare un argomento
del genere. Credo che siano decisione sofferte, Welby non era un invasato.
È facile parlare dietro a una scrivania. Mi sembra di vedere un film della Smorfia
di qualche anno fa, con Troisi, che cosa ne volete sapere voi dei vostri problemi?
L'esperto sono io e ve lo dico io. No, in questo caso bisogna sentire il malato».
Non c'è oggi un'ingerenza eccessiva da parte delle credenze religiose...
«Io sono contro tutte le ingerenze. E succede spesso che il Vaticano si inserisca
nel dibattito pubblico. Nessuno vuole mettere il bavaglio alla chiesa cattolica, ma la chiesa
cattolica la deve smettere di imporre le proprie idee a tutti quelli che non sono
né credente né cattolici. Se una è cattolico, non abortirà. Se lo fa è un'ipocrita.
La legge sull'aborto non è per i cattolici. È per tutti gli altri. In generale
le leggi vanno fatte per tutti. Non per una parte. Poi ognuno agisce secondo le
credenza che vuole e le convinzioni che vuole».
Diana A. Harja
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