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Latina. Una riflessione sulla sinistra, tra nazionalità e territorialità. Alberto Cardosi: «Due o tre considerazioni sull'incontro con Turigliatto»

Sebbene sia sbagliato fare il sunto di un incontro che ancora deve svolgersi credo sia possibile tracciare con anticipo alcune delle linee guida che caratterizzeranno il dibattito del 20 Aprile organizzato da Sinistra Critica (una delle tante correnti di Rifondazione), con la presenza del senatore Turigliatto. Si potrebbero intuire i propositi di chi ha pensato a questa giornata: rimanere nella ambigua posizione di forza di lotta e di governo, non distinguere ruoli politici da incarichi istituzionali, offrire l’immagine di una sinistra pontina astratta e concentrata su posizioni esclusivamente ideologiche, fautori del no ad oltranza, espressione di una corrente allergica a responsabilità di governo ma che rimane comoda nelle istituzioni. Se diamo uno sguardo ai risultati del Congresso di Rifondazione del 2005 forse non tutti sanno che dei 32 partecipanti al congresso 1 solo voto andò a Bertinotti, 1 a Grassi, ben 30 divisi tra 2 mozioni “trozkiste”. Di queste la 4° mozione (quella facente riferimento a Turigliatto ed oggi denominata Sinistra critica) raccolse 16 voti confermandosi guida della Sezione locale. C’è una precisa continuità tra la linea politica uscita da quel congresso e l’incontro del 20 con il senatore “dissidente” (ora espulso). La storia locale di tale formazione non cambia e probabilmente mai cambierà. Per quel che concerne Turigliatto, il Senatore ha tutto il diritto di “rispondere alla propria coscienza” visto che l’art. 67 della Costituzione garantisce al parlamentare “l’esercizio delle funzioni senza vincolo di mandato”. Sotto “processo” non vi è, da parte nostra, neppure la posizione sull’ Afghanistan, da cui la crisi di Governo è scaturita, visto che la linea di indirizzo in politica estera di D’Alema si sta distinguendo rispetto a quella del Governo di Centrodestra (lo stesso Giordano lo ha riconosciuto). Il problema allora, se non è la libertà costituzionale di Turigliatto e se non è solo il caso Afghanistan, è per noi più ampio: la posizione complessiva che una Sinistra matura deve assumere a fronte di tutti quei cambiamenti che a partire dalle vicende internazionali influiscono poi sulle realtà nazionali e, in Italia, tra un progetto di partito democratico e un nuovo soggetto a sinistra che riparta da comuni radici socialiste. Bisogna rassegnarsi a vivere tra un riformismo senz’anima (elaborazione fredda di segreterie) e una sinistra fuori dalla storia (in attesa del sol dell’avvenire)? Per quello che riguarda la Sinistra (consapevoli dell’ importanza sulla ricerca teorica), le attenzioni dobbiamo volgerle sull’assetto interno del nuovo soggetto. L’unica via perseguibile, a mio avviso, è una intesa tra la Sinistra più sensibile ai temi della trasformazione, che abbia senso delle istituzioni e che si eriga a forza di massa. Bertinotti è uno degli interpreti autorevoli di questa posizione come la Sinistra DS con Mussi. I più “rivoluzionari nelle istituzioni” e quel che resta dei movimenti dovranno scegliere: o dentro in modo costruttivo e responsabile o fuori per sempre e senza condizioni dal nuovo soggetto politico. Costretti a orientarci tra nazionalità e territorialità, ci rendiamo conto che è difficile condividere progetti, in terra pontina, con chi è impantanato nel velleitarismo dei Cannavò di turno (trozkista…. nel 2007!), con chi è totalmente scisso dal territorio (Bertinotti nel comune di Latina alle europee del 2004 ha raccolto ben 587 voti personali di preferenza…ma un solo voto nel congresso di sezione) e propositore di quel pacifismo di chi non distingue le idealità dalla realtà. Più costruttivo guardare altrove. Anzi, per tornare alla politica estera, potremmo chiedere quale sarà la posizione di una certa sinistra nell’ipotesi di un futuro esercito Europeo. Fiscalità, burocrazia ed esercito hanno rappresentato una conditio sine qua non per la nascita degli Stati Moderni dal ‘500 in poi. Anche per l’Europa unita si ridiscuterà di una forza militare comune (il progetto fu già lanciato nel 1950 dai Francesi e doveva chiamarsi CED). Cosa farà, allora, una certa Sinistra? Si opporrà alle basi Europee in Italia? A proposito, ma non fu proprio Trotski a fondare nel Febbraio del ‘18 l’Armata Rossa?

Alberto Cardosi

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