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Latina. Una lettera aperta. Rosa Giancola: «Vorrei che questa città non fosse solo nel mio cuore. E non fosse ricordata solo per Roma»
Sono nata a Latina, un capoluogo di provincia come tanti, anche se ogni volta che sei in giro per l’Italia e ti chiedono da dove vieni, ti senti ri-domandare: "Latina dove?" e tu istintivamente rispondi: "Latina vicino a Roma" come se la vicinanza alla capitale sia l’unico vanto possibile di questa città.
Una città che viene ricordata solo con la retorica del “tempo che fu” come se le vite e le famiglie che hanno amato, lavorato e vissuto questa terra fossero esistite solo allora.
Io sono figlia di questa “palude” di madre veneta e padre abruzzese un esempio di “fusione tipica” della zona, ma non mi sento nè veneta, nè abruzzese anche se conservo di entrambe le origini i ricordi delle tradizioni; io però, mi sento soprattutto di Latina.
Tra tutte le tesi accreditate che vogliono la mia città “senza anima e cultura” quella della “città giovane” è ancora la tesi più accreditata, mi sento di dire però, che questo è solo un alibi che assolve soprattutto le nostre coscienze dall’impegno che questa città meriterebbe a partire da chi le “cose di Latina” le gestisce da sempre. Il “disimpegno” è figlio del “disamore” ed è questo quello che Latina vive quotidianamente sulla sua pelle.
Mi chiedo spesso come molti di noi possano restare indifferenti alla magnifica collocazione climatico-ambientale di questa città, incastonata tra laghi e mare e come quinta scenica i monti Lepini. Mentre percorro le strade di sempre mi chiedo come non possano essere tutte percorse in bicicletta, quella “bicicletta” così amata dai veneti, in questa pianura che offre il sole a febbraio (ancora prima dell’effetto serra). Mi chiedo come non ci si accorga delle ristrutturazioni urbane che sempre di più cancellano la parte storica della città e non dico questo in senso nostalgico, lo dico soprattutto perché è la “storia” di Latina.
L’architettura di una città non produce di per se “ideologie” ma decoro ed identità e qualunque sia stata la sua origine la identificano non come “prodotto ideologico” ma come realtà.
Ed è in questa realtà che mi muovo ogni giorno sempre più indignata dai piccoli e grandi degradi, siamo all’ennesima tornata elettorale e a nessuno sfugge il “fermento” dissennato di una città che si risveglia tutta piena di cantieri ad un mese dalle elezioni, se si misurasse l’impegno lavorativo delle amministrazioni nei mesi che precedono le elezioni si registrerebbe un dato che sfaterebbe il “mito” della lentezza burocratica italiana! se questo serve a far funzionare le cose, elezioni amministrative tutti i mesi! A parte la facile ironia queste cose offendono l’intelligenza di tutti noi, così come l’immondizia prodotta dal malcostume del “cartello elettorale” affisso ovunque, che a parte l’opportunità di guadagnare qualche euro offerto ai nostri giovani cronicamente senza lavoro, presentano una fauna politica fatta di volti nuovi e non, con slogan che richiamano “all’amore” verso questa città non capisco bene di quale natura.
Mi sforzo di capire quale sia “la vocazione” di Latina e trovo buffo il fatto che la maggior parte delle sue potenzialità si siano conservate più per casualità (vedi proprietà dei Caetani e parco nazionale) che per “amore” dei politici di turno.
Quello che mi auguro come cittadina è quello di vedere crescere “l’amore” per Latina tra i suoi abitanti e far fiorire questa città in tutti i sensi, perché Latina cessi di essere una città vicino Roma e diventi finalmente la città della Riviera d’Ulisse e del Foro Appio, dei laghi e di tutte le altre potenzialità che la “gente di Latina” riuscirà a salvare dall’amore forse poco trasparente dei suoi politici.
Rosa Giancola
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