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Latina. Doina e il giornalismo alla rovescia. Quello che ti ignora se scrivi libri di filosofia. E si ricorda di te quando muori come un cartoon
Ho incontrato Antonio Pennacchi per strada e un po' mi ha insultato.
Questa non è una grande novità. È il suo modo di manifestare
un affetto. O almeno così dice. Mi rimprovera perché mi vuole bene.
Dice che si aspettava che difendessi Doina.
Qua mi tocca che un pezzo lo scrivo io, ha detto. E io ci ho sperato
perché se lo scrive lui lo scrive meglio. Invece non mi è arrivato
niente. E queste riflessioni mi tocca farle da solo.
La colpa è dei giornali che le notizie te le danno alla rovescia. O ti raccontano
solo la fine. Immagina una storia diversa, di una borgatara che stava
litigando con una prostituta rumena. Immaginati che le stesse dando
con disprezzo borgataro sia della prostituta sia della rumena. Immaginati
la rabbia che ti monta dentro, la schiuma d'orgoglio che non controlli,
immaginati le umiliazioni, il sogno di una vita normale, immaginati
la dignità che senti derisa e calpestata. Mi hanno fatto tenerezza gli occhi
di Doina, perché a me riesce sempre di volere bene anche a Caino.
Perché è facile amare Abele. Non dà scandalo. Mi hanno invece disturbato quegli
occhi perduti, nelle foto nella macchina della polizia. O forse era dei carabinieri.
La cazzata ormai era fatta, non si torna indietro. Ha tentato una fuga disperata,
ha fatto tutto l'istinto. Sul cavalcavia della Salaria, sotto Fidene, in questi
giorni ne vedi a decine. Mi accorgo di stare dalla loro parte, dalla parte
delle prostitute rumene. Perché l'altra parte di Fidene mi fa più paura di un ombrello
piantato in un occhio per rabbia e per follia. C'è la Fidene dell'intolleranza
e delle scritte sui muri, c'è il disprezzo proletario spacciato per dolore,
c'è l'odio torbido venduto per composta accettazione di quegli stracci di umanità
venduti al piacere animale per 30 euro. C'è la Fidene di Forza Nuova che a me
fa più paura di un ombrello. Ed è questo che la stampa non racconta. Ed è per questo che ha ragione chi sta (anche) con Caino.
Tutti citano il canone giornalistico (ricordato pure da Sergio Lepri in un
celebre manuale che per qualcuno è come la Bibbia) che qualificava la
"notiziabilità" del dato di informazione: "Un uomo che morde un cane
è una notizia, il cane che morde un uomo invece no".
Ci troviamo allora sulla scorta del dogma che fa
passare il nudo dato di informazione sotto il vaglio interessato del
sensazionalismo, ad avere dagli organi di informazione una
rappresentazione della realtà dei fenomeni collettivi estremamente
deformata o parziale. Una rappresentazione che spesso enfatizza
l'osceno ed amplifica il problematico. Questo "strepitus calami" però,
proprio perché costitutivamente fondato sull'interesse alla tiratura
(che è un interesse venale), non è sinceramente rivoluzionario, ma è
demagogico, artificioso, e trova il suo limite nell'ossequio
parossistico ai canoni del politically correct.
Una prostituta rumena che uccide con un ombrello una ingenua borgatara
è una notizia. Una rumena, che per disperazione fa anche la prostituta,
che in un momento di follia, per difendersi da una pioggia di insulti,
reagisce in maniera scomposta violenta il politically correct.
Non fa vendere giornali, perché ha tra le righe una lettura sociale
più problematica e cervellotica. Non è sensazionalistica. Ed ha un retrogusto
strano, perché lì per lì sembra che vuoi giustificare un omicidio.
E guai a parlare di omicidio preterintenzionale.
Sfidi il senso comune in modo troppo temerario. I giornali ragionano
alla rovescia e partono dalla sensazione e dallo spettacolo. Anche in
assenza di logiche e ragioni. Si scrive di una Doina fredda, cinica, una macchina da guerra
che uccide sulla metro senza ragioni, come in un videogame. Tutto il resto
è vezzo, è provocazione. Non fa notizia. Prendi Mauro Cascio. Ha fatto tante cose.
Ha scritto tanti libri, quattro, ha curato almeno altri diciotto prodotti editoriali,
ha organizzato incontri culturali, ha partecipato a fiere, a manifestazioni.
Eppure Il Messaggero di Latina non ha mai parlato di niente. Neppure due righe.
Lo yorkshire che si perde in Q4 una nota in breve la merita. Io no. Posso perdermi
quanto mi pare, dove mi pare, pure sotto a un temporale questi mica si impietosiscono.
Mi posso buscare una broncopolmonite ma sul Messaggero non ci finisco.
Nel giornalismo alla rovescia non si fa una cosa normale per meritarsi i riflettori.
Devo morire. Ma di morte violenta. Perché se muoio e basta questi sono capaci
che mi ci mettono solo le iniziali. Devo finire sotto una macchina,
poi, agonizzante sull'asfalto, deve cadere un frigorifero dall'ultimo piano
di un palazzo per darmi il colpo di grazia. Nel giornalismo alla rovescia
devi fare la fine di Willy il Coyote. Se muori da cartone animato tutti parleranno
di te. Altrimenti togliti di testa Il Messaggero: uno yorkshire si perderà
in Q4 tutte le volte che uscirà un tuo libro.
Mauro Cascio
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