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Latina. La servetta di Talete. Su Tele Etere il pensiero liberale secondo Giovanni Monterubbiano e indagato dal giornalaio di Mauro Cascio
Questa sera alle 19.00 a La servetta di Talete si parlerà di pensiero liberale. Oggi, a parole, tutti si dicono liberali ma tutti, o quasi, ignorano genesi e sviluppi di un’ideologia politica che tanto ha influenzato la cultura europea. Almeno da John Locke in poi, si può dire che ciò che contraddistingue il liberalismo politico in ogni epoca storica è la credenza nell' esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale).?Il punto di vista dell'individuo e il godimento della libertà individuale è considerato il parametro valido per giudicare la bontà di un ordinamento politico/sociale. In quest'ottica i poteri dello Stato devono incontrare limiti ben precisi per non ledere i diritti e le libertà dei cittadini. Ne deriva il rifiuto di volta in volta dell' assolutismo monarchico, del clericalismo (soprattutto di matrice cattolica), del totalitarismo e in generale di ogni dottrina che proclama il sacrificio dell'individuo in nome di fini esterni a esso. Il risvolto del liberalismo in materia religiosa è il laicismo e la separazione tra Stato e Chiesa: nelle parole di Camillo Cavour “Libera chiesa in libero Stato”. Ma il liberalismo è laico anche perché chiede allo Stato di non interferire nelle scelte morali individuali: "Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo" (Immanuel Kant). La storia del libero pensiero è anche la storia della sua puntuale disattesa. I suoi postulati di tolleranza, proprio da Locke fissati per la prima volta in maniera puntuale e precisa, spesso sono stati ignorati dalle dittature di tutti i colori, nere, rosse e gialle. La lingua italiana pone una distinzione tra liberalismo e liberismo: mentre il primo è una teorizzazione politica, il secondo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello Stato dall'economia: perciò un'economia liberista pura è un'economia di mercato non temperata da interventi esterni. Va detto che in tanti (su tutti Benedetto Croce) criticheranno questa distinzione. Non si può essere liberali part-time. O si crede sempre nell’individualismo e nell’assoluto protagonismo della persona (non solo nel mercato) o non ci si crede mai. Croce la faceva un po’ più sofisticata ma questo era più o meno il senso.
La lingua francese parla di libéralisme politique e libéralisme économique (quest'ultimo chiamato anche laissez-faire, lett. lasciate fare), lo spagnolo di liberalismo social e liberalismo económico. La lingua inglese parla di free trade (libero commercio) ma usa il termine liberalism anche per riferirsi al liberismo economico. Neo-liberalism (in italiano neoliberismo) è il termine usato per indicare una dottrina iper-liberista di destra sostenuta tra gli altri da Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Sebbene i neoliberisti si proclamino talvolta i veri eredi del liberalismo classico molti hanno contestato questa pretesa e ritengono che i neoliberisti possano piuttosto essere collocati tra i conservatori (al Partito Conservatore inglese apparteneva infatti la Thatcher). Di questo si parla nell’originale trasmissione di Mauro Cascio (in replica domani alle 18.40). La Lezioncina magistrale sarà curata da Giovanni Monterubbiano mentre tornerà a rappresentare il senso comune Mimmo Marotta, il giornalaio.
Maria Corsetti
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