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Latina. Le cooperative in palude. Un viaggio alla scoperta di parte della nostra storia recente con Massimiliano Vittori e Marcello Ciccarelli

Raccontare Latina e la sua breve ma affascinante storia attraverso le lunghe vicende delle Cooperative che hanno via via operato sul suo territorio: questa l’idea alla base del volume intitolato Le cooperative in palude – Immagini dalla bonifica ad oggi, un libro ricco di materiale fotografico, edito da Novecento, con la collaborazione di Mariarita Celletti, Massimiliano Vittori, Alessandro Maola, Gianni Caputo, Marina Mariani, Riccardo Maria Spagnolo. Marcello Ciccarelli, il Presidente della Legacoop di Latina, afferma che spesso si sente chiedere il motivo della (presunta) debolezza della Cooperazione in terra agropontina e non se ne spiega il motivo, visto che i dati – che mettono sempre tutti d’accordo – dicono che la Cooperazione rappresenta quasi l’8% del Pil provinciale e cioè la percentuale più elevata della Regione. Sono inoltre 2.000 le Cooperative che risultano iscritte al registro delle imprese della nostra Camera di Commercio. Non sono certo poche. Di più: in alcuni comparti, come l’agricoltura, essa è la forma imprenditoriale più diffusa. Secondo Ciccarelli, la spiegazione da darsi a questo pregiudizio di fragilità deve ricercarsi nella non conciliabilità dell’idea di Cooperazione coi miti della fondazione, della bonifica, dell’appoderamento, che ancora inevitabilmente permeano l’immaginario collettivo dei latinensi. Fascismo e cooperazione – sostiene Ciccarelli – sono stati tra loro inconciliabili, dato che storicamente “il fascismo cominciò il suo percorso bruciando le sedi delle leghe e cooperative. Ovunque le Cooperative hanno così tentato di mimetizzarsi e cercare lavoro qua e là, anche fuori dal loro territorio. È anche la storia della gloriosa Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi, che si costituì tra il 1904 e il 1908, coi suoi “scariolanti”. Il loro lavoro consisteva nella realizzazione di opere di contenimento degli argini nelle opere di bonifica e in varie tipologie di ristrutturazioni. Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale la Cooperativa Braccianti si dedicò all’Agro pontino mente la Muratori si spostò in Istria, Dalmazia e Albania per effettuare una serie di interventi a scopo militare. Scoprire che il primo Sindaco di Latina (ricordato nel libro dal figlio, Carlo) è stato, in gioventù, un dipendente della CMB (Cooperativa Muratori e Braccianti) è stato per Giuseppe Mancini, attuale Vicepresidente della CMB stessa, motivo di soddisfazione e sorpresa. All’epoca, viene da commentare, prima di rivestire delle cariche pubbliche si faceva davvero tanta gavetta, e soprattutto si lavorava sul serio, a differenza di tanti pseudopolitici dei nostri tempi, che a volte passano con disinvoltura dal mondo dello studio (o da blande esperienze lavorative, svuotate da una reale assunzione di responsabilità) a incarichi pubblici, combinando puntualmente i disastri che tutti conosciamo e senza comprendere i reali problemi della gente comune. Ma procediamo con ordine, grazie alla preziosa introduzione del volume firmata da Mariarita Celletti, che ci spiega che “in principio sono state le Società di Mutuo Soccorso, nate sul finire del 1700 nei campi, nelle corporazioni degli artigiani, nei luoghi prescelti per gli scambi commerciali. Si trattava di un tentativo, operato da parte delle classi più povere, di migliorare le proprie condizioni di vita. Già nella Roma antica esisteva qualcosa di simile alle Società di Mutuo Soccorso: i ‘collegia opificum’ (associazioni di artigiani), una delle prime forme di organizzazioni “dal basso” per combattere i disagi dovuti a malattia, invalidità, povertà e vecchiaia, guerra. Da allora, la volontà di riunirsi con il fine della solidarietà non è mai venuto meno nel corso della storia. Basti pensare alla nascita delle Corporazioni, delle Congregazioni, ai collegi ai quali si affiancarono poi le università e le scuole. Così come gli Ospedali, i ricoveri, gli ospizi per pellegrini gestiti da religiosi e laici insieme che, assai diffusi nel Medioevo e nel Rinascimento, rappresentarono una forma di assistenza…” Morale della favola: pochi lo sanno, ma buona parte della storia della nostra terra è stata scritta dall’impegno profuso dalle Cooperative e dai tanti uomini e donne che vi hanno lavorato e continuano a farlo, contribuendo alla crescita socioeconomica della nostra comunità. In conclusione deve osservarsi che la raccolta fotografica (tratta dall’Archivio del Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino) colpisce il lettore per la sua valenza icastica, quale testimonianza lampante dell’incredibile sforzo di quanti giunsero da ogni parte d’Italia per strappare quest’area dai miasmi fetidi della palude e dare vita e futuro, luce e speranza a quella che è diventata la seconda città del Lazio: Latina, Olim palus. Ma oggi, nel guardare queste fotografie che ci raccontano di uomini intenti a spingere carriole e scavare canali tra distese d’acqua infestate dalle micidiali zanzare anofele, viene da chiedersi: siamo stati all’altezza dei nostri avi, di coloro che ci hanno consegnato una città su un piatto d’argento? Abbiamo saputo trasportare nella nostra quotidianità i loro valori, il loro esempio? Oppure abbiamo ceduto alle seducenti sirene dell’opportunismo, delle scorciatoie, degli intrallazzi e delle raccomandazioni antimeritocratiche che tutto corrompono? Ai posteri (e ai lettori) l’ardua sentenza. La parte finale dell’opera è opportunamente dedicata all’esplicazione delle attività di alcune Coop che oggi vanno per la maggiore sul nostro territorio, come l’Ipercoop di Aprilia, l’Apofruit Italia Aprilia, la Cantina Cincinnato Cori, la Coopservice Cisterna, il Consorzio Sviluppo Futuro Cisterna, la Clal Bassiano, la Z.d.b. Sermoneta, l’Eureka 2000 Sezze, l’Utopia 2000 Sezze, la San Lidano Sezze, l’Astrolabio Latina, la Con.po.ser. Latina, la Cosmopolitan Latina, Insieme Terracina, Ali della Fenice Terracina, la Flacca Fondi, la San Leone Fondi, l’Unagri Itri, la Valle Gaeta e la già citata C.m.b. Roma, che oggi conta la bellezza di 1000 soci e 900 dipendenti.

Fernando Bassoli


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