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Latina. Coraggio laico. Simone Cristicchi: «Vorrei regalare una rosa a tutti quelli che, oggi, si sentono messi da parte. Anche loro sanno volare»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Simone Cristicchi, in occasione della manifestazione Coraggio Laico, sabato a Roma, a piazza Navona. Mentre i convocatori del Family Day tentano di celebrare un modello sacralizzato di "famiglia naturale", i dati statistici, la sociologia, la ricerca psicologica ci raccontano come la famiglia abbia già vissuto, anche in Italia, una rivoluzione antropologica che l’ha trasformata profondamente. Nel vissuto delle famiglie italiane, nelle relazioni e nei valori che le tengono unite, emergono nuove moralità, sfide delicate, battaglie di emancipazione, forme di amore che si coniugano con l’autonomia e sfidano miti nefasti del passato. Al centro non c’è l’imperativo biologico della riproduzione, ma la qualità delle relazioni affettive e i bisogni di leggi, servizi e un nuovo welfare rispettosi dell’autonomia individuale e adeguati alle diverse normalità che compongono la famiglia oggi. Ecco il senso della manifestazione, organizzata dalla Rosa nel Pugno, Radicali e Sdi, dai liberali del PLI e dalle sigle della sinistra radicale. Simone, regalavi una rosa per aiutarci ad abbracciare con affetto alcune situazioni di disagio. Questa comprensione deve essere allargata ad altri soggetti, oltre i matti? «Sicuramente sì. Quando ho raccontato la storia di Antonio non mi sono reso conto che avete ragione voi: stavo raccontando la storia che può appartenere a tante persone, non solo ai matti, ai malati di mente. In fondo tutti noi ci siamo sentiti come lui, cioè messi da parte». Oggi che si sta perdendo il valore della cultura e della laicità, il rischio della discriminazione è dietro l'angolo? «Oggi non c'è più nemmeno la libertà di essere coerenti con se stessi. Non dobbiamo sottostare a dei dogmi che rappresentano sempre e comunque una chiusura. Io penso che nel momento in cui ci chiudiamo in un'idea mettiamo dei muri attorno a noi. Se siamo noi a deciderlo è un conto. Ma se lo fa qualcun altro per noi allora no». La libertà di coscienza è fondamentale. «Assolutamente sì. Così nella canzone che ho voluto dedicare a Piergiorgio Welby. Vorrei essere libero di finire. Anche quella è libertà. Come Antonio che vola dalla sedia. È questa la laicità, in fondo». Quanto è importante salire su di un palco e lanciare un messaggio positivo come questo alla gente... «Non lo so se è importante. Io lo faccio in quanto Simone. Penso che con la musica si possano fare delle cose. Non cambiare il mondo. Ma a pensare sì. A guardare dall'altra parte del cancello».

Elisabetta Rizzo

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