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Latina. Continua lo sciopero della fame contro la pena di morte. Marco Pannella: «La scelta tra destra e sinistra è quella tra uno capace
di tutto e un buono a nulla. Un messaggio a Ratzinger? Fatti una canna»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Marco Pannella.
«Confermiamo che lo sciopero della fame a oltranza continua per arrivare a superare
questa fase e per evitare che, dopo il successo dei giorni scorsi, si caschi sul finale".
Lo ha annunciato il leader radicale commentando la decisione a Bruxelles del consiglio
dei Ministri degli Esteri dell'Unione Europea, che ha conferito a l'Italia e alla
presidenza tedesca un mandato unanime per presentare all'assemblea generale
dell'Onu una risoluzione per la moratoria della pena di morte.
"Tuttavia - ha proseguito Pannella - per marcare l'importanza di quanto accaduto,
abbiamo deciso anche di riassumere alimenti per le prossime trentasei ore".
Il successo è stato possibile, ha aggiunto, grazie a "un impegno, una collaborazione
e un dialogo costanti con il Governo e in particolare con la Farnesina".
Ma, ha sottolineato il leader radicale "dobbiamo prendere atto che il più difficile è
adesso; cominciano le settimane più pericolose" nelle quali si potrebbe correre
il rischio di non arrivare al voto. Per questo, ha spiegato, "anche se può sembrare
strano" abbiamo deciso di proseguire con la nostra iniziativa di sciopero della fame a oltranza.
Secondo Sergio D'Elia, presidente di Nessuno tocchi Caino " quella sulla moratoria
è una battaglia vinta che si può perdere se si impedisce di arrivare al voto in
assemblea generale".
Occorre stare attenti, ha avvertito D'Elia, "a giochi procedurali al rinvio. Si tratta
ora di recuperare i ritardi accumulati in anni e mesi procedendo in parallelo con
la stesura del testo della risoluzione, l'identificazione dei co-sponsor, le trattative
con la presidente dell'assemblea generale dell'Onu. In questo modo si potrà arrivare
al prossimo consiglio dei Ministri degli Esteri con tutto il lavoro già fatto e in quella
sede si dovrà decidere solo il giorno in cui presentare la risoluzione".
«Ma guarda che brutti occhi che tiene questa. Ah, scusa. Stavo parlando con un amico».
La vediamo troppo magro... «Ah sì? Per i suoi gusti?». Per i miei gusti sì.
«Non so però se vale la pena per la mia felicità rimettermi a mangiare, sto facendo
una cosa troppo seria». Moratoria per la pena di morte, dai chili che ha perso
uno deduce che le cose non vanno bene... «Ho perso dei chili e continuerò a perderne.
Questa è una lotta piena di speranza. Non è una lotta di disperazione di quelli
che dicono: mo me butto ar fiume. Abbiamo costruito tante cose, anche il divorzio,
con la nonviolenza». Quindi è una battaglia che continuerà con degli sviluppi
possibilmente positivi... «Se io fossi sicuro del risultato starei alle Bahamas».
Cos'è che blocca il processo per arrivare all'obiettivo? «L'antropologia dei ceti
dirigenti, non solo italiani ma soprattutto italiani». Per allargare il discorso:
laicità dello stato, valori laici, difesa delle libertà. Con il governo attuale
è possibile fare qualcosa?
«Il governo di oggi è la mafia perdente di ieri che noi abbiamo portato al potere
perché la mafia vincente era guidata da uno capace davvero di tutto. E allora,
tra uno capace davvero di tutto e dei buoni a niente, un liberale sceglie dei buoni
a niente, nella speranza di farli diventare dei buoni a quasi niente. Forse sta accadendo.
Ma ci sono molti più eredi dei cappellani militari che benedicevano le truppe italiane
che portavano la morte e lo sterminio in Spagna, in Africa e che facevano i condordati
con la Germania nazista, con la Spagna franchista... Oggi se c'è qualche possibilità
è quella di impedire che la mafia vincente e la mafia perdente continuino a fare gli affari
insieme». Se lei potesse mandare un telegramma, poche righe, a Prodi cosa gli scriverebbe?
«Romano, stupiscimi». Me lo aveva promesso l'estate scorsa. "Marco, dobbiamo stupire"».
Invece a Berlusconi? «Lui oggi parla di "rigurgiti laici". Immagino che di rigurgiti
se ne intenda, lui è esperto. I laici non sa nemmeno dove siano di casa, povero ragazzo».
Per terminare un telegramma a Ratzinger. Al capo dei cattolici, in questi giorni impelagato con lo scandalo dei preti pedofili, cosa scriverebbe?
«C'era un poeta italiano, Giosuè Carducci, che disse al papa Mastai: "Cittadino Mastai,
bevi un bicchiere". Io direi: "Bavarese Ratzinger, ma fatti una canna!"».
Elisabetta Rizzo
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