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Latina. C'era una volta Jumpin' Jack e lo ZX Spectrum. Poi arrivò il temibile Guybrush Threepwood e non ce ne fu per nessuno...

Ora, in tema di videogiochi io sono diventato raffinato. Proprio un palato fine. In attesa di passare alla Play Station 3, faccio finta di lavorare in redazione con la Play Station 2. Gli altri lavorano, io gioco con Gran Turismo 4. Mi sono comprato volante e pedaliera della Logitech. La sera, per rilassarmi, ci sono i giochi di calcio, soprattutto quelli che mio figlio ancora conosce poco, così lo batto. Io sono un papà serio, di quelli che tiene in piedi la famiglia vendendosi le sedie di casa. Alcuni titoli hanno segnato la mia adolescenza e la mia gioventù. Mi ricordo quanto mi hanno appassionato quelli della serie di King's Quest. Soprattutto il sesto episodio e il settimo. Mi pare di aver cominciato col quinto, stavo all'università, roba di un tredici o quattordici anni fa almeno, mi chiudevo in camera e facevo finta di studiare. Così come ora faccio finta di lavorare. Uguale. Il segreto, poi, sta tutto nel farti vedere stanco morto per il troppo studio (o per il troppo lavoro). Che poi magari stanco ci sei sul serio, stremato dal mouse o dal controller ma l'arte sta nel sublimare e nello spacciare questa spossatezza in attitudine metafisica, come chi sente sulle sue spalle tutte le angosce esistenziali del mondo e prova a dare a tutto un senso e un nome alle cose. Su Rosmini e Gioberti poi il trenta e lode ci scappava uguale, ma su Guybrush Threepwood e Monkey Island ci avrei preso il bacio accademico e la statua in bronzo in rettorato. Io, oggi, a mio figlio non lo dico ma quando avevo la sua età io ero costretto a divertirmi con molto meno. Ricordo giochi tristissimi, ai giardinetti, a due colori. Anzi a uno solo. Il bianco. Su sfondo nero. C'era una pista in 2D e una macchina che era appena più definita di un asterisco. Il volante sì, quello era realistico per davvero. Il gioco che però ci acchiappava tutti era Pacman. Quella pallina gialla che doveva mangiare i puntini senza farsi beccare dai fantasmi che tu non gli avevi fatto nulla ma loro dovevano romperti il cazzo uguale. Cioè che la pallina era gialla, lo sapevi da fuori il videogioco, dai disegni perché nel monitor la pallina era bianca, come i puntini, come i fantasmi, come tutto il labirinto, come la scritta Game Over. Erano i tempi pre-Vic20 e pre-Commodore 64 e mi comprai lo Zx Spectrum della Sinclaire, che era uno dei primi computer che giravano allora. La scusa era più o meno: serve per scuola, ce lo ha detto la maestra. Ovviamente la maestra non sapeva nemmeno cosa fosse lo Spectrum ma a 10 anni coi miei io ero ancora credibile. M'hanno sgamato poi. Con lo Spectrum funzionava al contrario. Sempre due colori mi pare che ci fossero. Solo che questa volta era tutto nero su sfondo bianco. Con Jumpin' Jack ci ho passato le ore e non ho idea di come riuscissi a spacciarlo per attività didattica. Forse mi ci chiudevo in bagno. La mia generazione è rimasta però segnata dal Commodore 64, c' è poco da fare. C'erano le prime forme di pirateria e si scambiavano i giochi per socializzare con i compagni di classe. Non solo. Spesso si socializzava, a ricreazione, con tutta la scuola. A me non me ne funzionava mai uno. La nostra è stata la generazione del Turbo Tape. Non solo i giochi te li copiavi, ma li caricavi pure prima. Ti sentivi un eroe, mica un malfattore. Quando ti riusciva ad undici anni, mica lo nascondevi, tentavi di rendere partecipe pure tua mamma, che non capiva e sorrideva per educazione. Per assecondarti. Sono passato dal Commodore 64 al 128D, poi all'Amiga, forse il mio primo vero grande amore, infine la saga dei Pc, 285, 486 (io ho saltato il 386), i Pentium. Con tutta quella babele di sigle che ti sembrava un codice fiscale. Solo che il codice fiscale serve a far funzionare meglio il fisco, come il codice postale serve a far funzionare meglio le poste (ed ecco perché tanti alla fine si riducono a studiare il codice penale: non si sa mai). Negli ultimi anni mi sono convertito al Mac. Ora di colori ce ne sono tantissimi. Si copia uguale, ma adesso uno si vergogna e per 30 euro il gioco magari se lo compra. Non hai più gli amici con cui scambiarli (ma hanno inventato i figli apposta, per fare finta che fai tutto per loro). E non c'è più il turbo tape (proprio adesso che mia mamma aveva capito cosa fosse).

Mauro Cascio


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