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Latina. L'emigrante. Sabino Vona: «Una forza e un sentimento che non ti aspetti». William Tode: «Per illustrarlo sono tornato al neorealismo»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Sabino Vona e William Tode (in questi giorni in una mostra
a Cisterna) in occasione della presentazione del nuovo libro di Sabino, l'Emigrante
(edizioni Il Territorio). Un valore aggiunto, i disegni di William Tode...
«Ho avuto questo privilegio. Ho letto il manoscritto. Questi aneddoti, questi ricordi,
queste nostalgie. È stato un piacere dedicato il mio tempo e la mia creatività
per una cosa del genere. Sin qui ho illustrato Dante, ho illustrato l'Eneide. Non mi
capita spesso di illustrare un autore contemporaneo. Io sono un artista epico e non
mi capita spesso di uscire dal mio stilema drammatico, e quindi essere ironico,
disincantato, graffiante. Sono tornato per Sabino al taglio neorealista». In parte
si è spersonalizzato... «Io leggevo presto, nel mio studio, alle cinque del mattino,
mettevo la musica classica, mi circondavano i miei sette ragazzi (i miei sette ragazzi
hanno quattro zampe, sono sette lupi) e leggevo ad altra voce per tenere impresse
le immagini nella mia mente. Il neorealismo è stato il mio primo grande amore, l'impegno
sociologico con la figura. Tornare sui passi della mia giovinezza è stato emozionante,
parte di questi pezzi storici sono in mostra al Palazzo Caetani. Poi io sono romantico,
Sabino di meno e questo mi ha permesso di applicare anche note biografiche.
Mi sono divertito a fare questi 50 disegni. Non è stata una fatica».
Sabino, i contenuti? «È la storia di un uomo stanco delle sconfitte del Partito Comunista
che va in Australia, e vive da solo con le sue pecore. Dopo 25 anni torna qui e vede
che i comunisti parlano come tutti gli altri. Lui non accetta la realtà e vive il suo mondo.
Non diciamo altro, altrimenti togliamo il gusto».
Elisabetta Rizzo
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