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Latina. Analisi del voto. Sesa Amici: «Compagni, abbiamo perso. Ora il centrosinistra è a un bivio. E deve ricostruire le sua basi»
"Il centrosinistra a Latina è a un bivio e, a partire da questo momento, deve solo lavorare sodo alla ricostruzione, potendo comunque contare su alcuni risultati molto incoraggianti in provincia e su tanti elementi che indicano con precisione la strada da seguire". Rimasta volutamente defilata in attesa dei risultati dei ballottaggi a Latina e Gaeta, fa analisi Sesa Amici, segretario provinciale dei Ds di Latina, che parte da una sana autocritica.
"Voglio evidenziare tre elementi, quelli da cui vorrei che noi del centrosinistra ripartissimo per costruire, insieme, una nuova realtà politica", dice.
Il primo punto riguarda l'analisi delle votazioni nel capoluogo:
"Anche se in assoluto il risultato del ballottaggio ci lascia soddisfatti, per un'analisi corretta dobbiamo guardare a tutto l'andamento delle consultazioni. Il risultato di Latina ci dice che il centrosinistra, di fronte alla novità-Cirilli, esce sconfitto. Non solo non riesce ad interpretare l'alternativa secca al centrodestra, ma mostra un crollo dei partiti. In un momento di debolezza e di frantumazione del centrodestra, il centrosinistra non solo non guadagna, ma perde. C'è un netto segnale di mancanza di radicamento sul territorio. Un segnale chiaro per i Ds, che non è nemmeno compensato da un trasferimento di consensi all'interno dell'area di centrosinistra. La Margherita infatti va meglio, ma non abbastanza da ridurre il peso della sconfitta. Se si perdono tremila voti nessuno può essere contento - sottolinea -. Anche il candidato del centrosinistra Maurizio Mansutti, che a livello personale prende qualche punto in più, non riesce a bilanciare la candidatura di Cirilli".
"Dall'altra parte bisogna anche sottolineare che il ballottaggio indica un giudizio non positivo dell'elettorato sul sindaco uscente Zaccheo, e dunque la fine del mito dell'imbattibilità del centrodestra anche in una città come Latina considerata da sempre roccaforte. Ora il primo lavoro da compiere deve essere quello del dialogo con le altre forze di minoranza in consiglio comunale: deve restare valida la proposta di Mansutti per un accordo programmatico che superi gli schieramenti e diventi il punto di partenza di un'opposizione decisa. Infine, i numeri del ballottaggio dimostrano bene una cosa: con un accordo programmatico avremmo potuto ribaltare il risultato ed è su questo punto che Cirilli e i suoi dovrebbero approfonditamente riflettere".
A Latina e nel resto della provincia due punti meritano un rilievo:
"Si è chiuso il ciclo dell'invincibilità del centrodestra, si evidenziano fratture insanabili e una forte contrapposizione tra i partiti della coalizione già evidente nello scioglimento anticipato dei consigli di alcuni comuni, come per esempio Sabaudia. Qui, però, la nostra alternativa non ha convinto.
A Sezze e Cori invece il risultato positivo ci permette di guardare al futuro con una speranza e un dovere: al di là dell'affermazione, la speranza è quella per tutti di vedere uscire la fascia dei Lepini dalla marginalità e il dovere quello di dare non solo attuazione alle promesse, ma di mostrare che esiste un modo diverso e nuovo di intendere il governo e il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini. Un laboratorio per la sinistra che è anche il vero banco di prova della nostra capacità di innovare".
A Gaeta il dato più interessante: un' amministrazione democratica vera, uscita da una lista civica, che dovrà ora costruire uno schieramento forte ricordando che la non neutralità mostrata dal centrosinistra nella fase di ballottaggio, è la testimonianza di una scelta precisa di discontinuità".
Infine la rotta verso il PD:
"È del tutto evidente che per il centrosinistra in genere, ma soprattutto per Ds e Margherita, il punto vero oggi riguarda la capacità di dare vita al Partito democratico. Credo che l'ambizione debba portarci a non commettere gli errori del passato e quindi ad evitare la dualità amcora esistente. Scommetere sul serio in una nuova classe dirigente che mostri di avere una sua spiccata personalità e creda nel rinnovamento. È l'unica strada possibile per ridare identità e certezza di valori al nostro elettorato. Dobbiamo costruire un Partito democratico che abbia un animo in cui gli elettori possano tornare ad identificarsi".
Andrea Apruzzese
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