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Latina. La sinistra e l'emorragia elettorale. Mauro Visari: «Sono preoccupato. E siamo in competizione pure nel ruolo di opposizione...»
«Il voto della scorsa settimana ha avuto esiti decisamente importanti e per certi versi inaspettati, comunque tali da indurre riflessioni profonde». Queste le osservazioni di Mauro Visari, consigliere comunale dei Democratici di Sinistra.
«Innanzitutto, penso che Mansutti abbia condotto una battaglia con grande intelligenza e determinazione. D’altrocanto, i risultati elettorali ottenuti premiano uno sforzo enorme compiuto da lui stesso e dalla lista che portava il suo nome. Tuttavia, dobbiamo rilevare alcuni dati di crisi molto evidenti. Da un lato, c’è la crisi della politica di questo territorio. Infatti, il risultato della Lista Cirilli a Latina, accanto a quello ancor più eclatante di Raimondi a Gaeta, testimoniano la tendenza dell’elettorato a scegliere formazioni civiche a scapito dei partiti tradizionali. Sono convinto che a torto o a ragione queste formazioni appaiano più dinamiche e meno
impermeabili alla società, ma soprattutto parlino un linguaggio più comprensibile e promuovano contenuti più sentiti dalla gente. In breve, queste formazioni sono apparse con un profilo innovatore che i partiti tradizionali non hanno saputo offrire. Dall’altra parte, mi sembra che la sinistra sia in serio affanno. Sono preoccupato dal fatto che l’emorragia elettorale prosegua in modo così forte. Tuttavia, è l’intero centrosinistra ad apparire largamente insufficiente. Come andare avanti, dunque, in un quadro che rischia di vederci in competizione perfino nello svolgimento del ruolo di opposizione?
L’unica possibilità che abbiamo è quella di cambiare rotta in modo deciso e di elevare il livello del dibattito, trasferendolo dalle stanze di partito alla società. Siccome saranno questi partiti a fondare il PD essi dovranno avere cura di arrivare all’appuntamento in modo migliore rispetto a come sono arrivati alle elezioni. Ovvero, dovranno essere più pronti e meno competitivi all’interno. Sono preoccupato, per esempio, del fatto che si parli di Partito Democratico solo per discutere la leadership, ma in nessun caso si riesce a proporre un profilo identitario condiviso e soprattutto un profilo programmatico. Il Partito Democratico dovrà avere un chiaro profilo popolare, dare il senso ai propri aderenti che il loro parere conta. E’ necessario cominciare ad occ uparsi in modo sistematico dei temi caldi di questa città e caratterizzare intorno ad alcuni punti qualificanti la nostra azione politica. Bisogna uscire da una dimensione della politica troppo tecnica che riguarda il ceto politico e ritornare a rappresentare in maniera decisa gli umori profondi della comunità. Occorre lavorare al radicamento nel territorio, perché uno degli insegnamenti di questo voto amministrativo riguarda proprio l’innalzamento della percentuale nei borghi o quartieri dove è più vivo l’impegno politico grazie all’azione di un gruppo organizzato. Solo dopo che saremo stati capaci di costruire queste premesse saremo anche in grado di individuare le persone e il personale politico per promuoverle. Insomma, prima i contenuti e poi i nomi; prima gli interessi della gens e poi quelli del ceto politico.
Infine, dovremmo essere in grado di sfruttare al meglio il lavoro che Marrazzo e la Regione stanno promuovendo sul territorio, magari affiancando e sostenendo il lavoro di Di Resta e Moscardelli. Il Pd, nel bene e nel male sarà il primo partito a potersi giovare di ben 2 consiglieri regionali. Questa è un’opportunità che non va sprecata».
Andrea Apruzzese
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