Parvapolis >> Cultura
Latina. I Simpson e la filosofia. Come evitare di fare esemplificazioni banali e sul perché l'ordine apparente è meno efficiente di quello a strati
Mia mamma ha proibito a mio figlio di vedere i Simpson in Tivvù.
È una cosa che io ho scoperto di recente. Dice che sono volgari
e diseducativi. Che mia madre fosse un po' rompicoglioni l'ho
sempre saputo. Ma a me che i Simpson siano la quintessenza del
male, un virus per la pedagogia con la p non maiuscola, ma gigantesca
sembra un'esagerazione. Credo che a mio figlio i Simpson non piacciano
così in famiglia in realtà non s'è creata nessuna tensione.
Ma la demonizzazione a tutti costi fa il gioco del demonizzato,
e rischia a volte di essere una semplificazione eccessiva della dicotomia
bene/male. Prendi Burt Simpson. Secondo William H. Irwin, Mark T. Conard e Aeon J. Skoble
ha addirittura contenuti filosofici. Rappresenta l'incarnazione dell'ideale
nichilista di Nietzsche. Marge incarna la realizzazione della classificazione aristotelica
della virtù e Springfield è frutto di un approccio decostruzionista al reale.
Ora, uno è abituato alla rivalutazione della qualunque. Qualche volta scema,
qualche volta intelligente. Prendi Matrix. Ricordo che circolò buona roba
sulla posizione teoretica che era sottesa alla trilogia. E anche sto saggio,
che si chiama guarda un po' "I Simpson e la filosofia", mi sembra abbastanza
serio. Sul fatto che questi signori abbiano dei contenuti importanti dietro apparenze
spernacchianti io un po' mi ci sono convinto. La vera paura di mia mamma è che mio
figlio li scopra questi contenuti, si appassioni di filosofia e diventi come il padre?
PS. Io oltretutto ho passato un giorno intero a carcarlo questo libro. Ricordo di averlo
comprato l'anno scorso di questi tempi. Faceva caldo e l'Italia non aveva ancora vinto i mondiali. Dovete sapere che ho comprato una libreria
nuova da Ikea che mi occupa tutto il corridoio. E una libreria è come una biblioteca:
in genere serve per metterci i libri di dentro. Io no. I miei libri vanno nelle librerie
quando mi ricordo. Cioè quasi mai. O quando un libro non mi piace.
Altrimenti viene poggiato dove capita. Accanto al letto, sulla scrivania, sul divano, in bagno. Che vuol dire, dicono i miei detrattori, che rischi di non trovarlo più.
In realtà io e i miei detrattori abbiamo una diversa concezione e percezione dell'ordine. Non è che io non abbia ordine e che, in nome dell'efficienza, l'ordine a casa mia è stratificatorio.
La scala dei tempi geologici è stata elaborata dai ricercatori utilizzando tecniche
d’indagine che appartengono fondamentalmente a due categorie: quelle che datano
le rocce in modo assoluto, che cioè permettono di conoscere con uno scarto minimo
la loro vera età, e quelle che sfruttano il principio secondo il quale gli strati di
roccia si sono sovrapposti gli uni sugli altri in tempi successivi (in altre parole,
significa che le rocce superficiali sono più recenti, e quelle della stessa stratificazione
sono contemporanee). Così a casa mia. Gli oggetti (libri, riviste, fogli, depliant) di più
recente consultazione sono in cima la pila. Gli oggetti che non si toccano da un po' stanno
sotto. Quando mia moglie o mia mamma o un parente prossimo che abbia l'ambizione di
"mettere ordine", così dice, sconvolge questa stratificazione e ti mette che ne so,
i libri in libreria anziché impilati sul comodino, ti mette i fogli nel raccoglicarte
della scrivania, i depliant ben ordinati nel cassetto, è il momento che non trovi più
niente. Sarai orgoglioso dell'eleganza formale dei libri in libreria (mia mamma è poi
capace di abbellire il tutto con soprammobili africani e piante grasse)
ma stanne pur certo che non troverai mai più quello che ti serve, proprio perché ti è venuto a mancare
ogni riferimento temporale. Il libro dei Simpson non lo troverò mai più. È in archivio.
Mauro Cascio
|