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Latina. Il catalogo è questo. In una classifica di rompiscatole i giornalisti occuperebbero le prime posizioni. Moderate considerazioni...
L'undicesimo comandamento: "Non rompere i coglioni al prossimo!". Ma c'è gente che dalla violazione di questo comandamento ne ha fatto un mestiere.
No, la battuta non mi appartiene. È un ammonimento che mi fanno spesso alcune persone quando scrivo di loro.
Ci sono tanti rompiscatole nella nostra società: i pm, gli investigatori, i poliziotti e via discorrendo, ma la loro area per rompere le scatole è ridotta ai deliquenti. Mentre la categoria più rompiscatole di tutte sono i giornalisti, perchè loro possono e rompono le scatole a tutti cercando di andare a fondo in una questione per poter dare ai loro lettori o telespettatori un quadro più completo possibile di un avvenimento.
Ma questo loro stile non è sempre gradito. Pensa per esempio ai politici: non c'è ne uno che non faccia qualche scemenza ogni giorno (alcuni riescono addirittura a farne più di una) e allora i giornalisti dicono la loro sull'argomento. Pensa che guastafeste questi giornalisti...
I giorni scorsi mi hanno regalato un libro di David Randall, chiamato "Tredici giornalisti quasi perfetti". Si parla di tredici "rompiscatole col botto" e come farlo pure tu. Facendo una classifica tra questi tredici, c'è ne uno in particolare che, secondo me, è il più bravo di tutti: George Seldes. Questo signore, dopo come lo descrive l'autore "si costruì una carriera mettendo arroganti e prepotenti di fronte a realtà scomode ed imbarazzanti. Già al primo giornale su cui scrisse si inimicò seriamente i grandi del posto, e per il resto della vita continuò ad allungare l'elenco dei tanti personaggi irritati dai suoi articoli: i censori della prima guerra mondiale, lo Stato sovietico, la Harvard University, Benito Mussolini, società petrolifere, il generale MacArthur e l'intero stato maggiore dell'esercito, il "New York Times", la General Motors e altre aziende che intrattenevano scambi commerciali con il fascismo, il "Chicago Tribune", Willi
am Randolph Hearst, l'Fbi, la Commissione della Camera dei deputati per le attività antiamericane, il "Reader's Digest", Edgar Hoover, il Partito comunista, il Partito repubblicano, predicatori evangelici e l'industria del tabacco..." Insomma è riuscito a fare piazza pulita intorno a se, ma cosa che è veramente straordinaria è che è visuto la bellezza di 104 anni per raccontarlo e hanno fatto pure un film su di lui. Niente male, non trovate?
Avete mai notato che di solito si irritano quelli che hanno la coda di paglia, mentre tutti gli altri si congratulano con te?
Tempo fa, e proprio su ParvapoliS, avevamo parlato di un signore che conoscevamo per davvero, è finita che si sono incazzati in due. Ma che strano. Poi, sempre i politici, quando parli della loro vita privata si offendono. Ma come, tu vuoi legiferare la mia camera da letto, disciplinare il mio cuore ed io non posso sbirciare nella tua per vedere se intanto tu rispetti le regole? Tu mi vuoi mettere in galera per uno spinello ed io non posso raccontare ai tuoi elettori che ti sniffi la coca? Perchè non dovrei far sapere a tutti quelli che pagano più tasse grazie a te, che tu hai trovato il sistema per evaderle?
Ecco, in casi come questi, se te gli chiedi qualcosa sull'argomento, loro si avvalgono della facoltà di non rispondere. E se te la notizia la fai uscire lo stesso, loro ti querelano.
Il mondo dei giornalisti sono i lettori e ti senti in dovere con loro. Sono i tuoi amici. Prendi per esempio Mauro: lui ogni sabato racconta i suoi problemi, le sue amarezze, i suoi successi ai suoi lettori. La maggior parte di loro magari non sa come è fatto fisicamente, ma come la pensa sicuramente sì; sanno quando si è innamorato, di chi ed il perchè, sanno dei suoi problemi col rubinetto e che ha trovato anche un amico idraulico. Quando il signor Colletta si è congratulato con lui, Mauro era un pavone. È il complimento che lo ha inorgoglito di più.
Perchè le reazioni del nostro "pubblico" a noi fanno piacere. Anche quando qualcuno ci scrive per insultarci, noi siamo contenti lo stesso, perchè significa che ci legge e che considera le nostri opinioni autorevoli.
Nel mio piccolo ho iniziato a fare lo stesso, raccontarvi come la penso sulla qualunque. Il bello di un giornale è che, a differenza di un forum, è più trasparente e più seguito. Sul giornale ti firmi quando dici la tua ed assumi la tua responsabilità su quello che hai scritto. Certo ci sono dei rischi, ma te intanto hai dimostrato di avere il coraggio di dirlo.
Diana A. Harja
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