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Latina. Centrosinistra, finalmente vera autocritica. De Marchis: «Continuiamo così e ci restaranno solo le salsicce alla Festa dell'Unità»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giorgio De Marchis, riconfermato consigliere
comunale per i Democratici di Sinistra. Una sconfitta pesante, come viene metabolizzata
dalla sinistra? Qualcuno parla di vittoria, lo avete legato? «Purtroppo è vero,
non c'è stata autocritica. Anzi, c'è una stasi preoccupante, tranne qualche frase
di circostanza, qualcun altro che continua a scagliarsi contro Zaccheo.
Ma non vi è una maturazione del risultato e questo è preoccupante perché non solo
bisogna realizzare che si è perso e male, ma bisogna interrogarsi sulle ragioni
di questa brutta scontitta. Questa botta rischia di non servire da sprone
al cambiamento. La speranza, oggi, sono i giovani. E penso che da questo minimo
storico possiamo ripartire solo con un cambio di classe dirigente e di strategia.
Quella fino ad oggi adottata è stata fallimentare. Persino Cirilli è stato preferito a noi».
Le dimissioni di Sarubbo sembravano conseguenziali... «Nei Ds stiamo assistendo
alla messa scena della crisi della sinistra. Una sinistra ogni giorno più lontana
dalla popolazione. Una sinistra che a me non piace. Assistiamo ad una commedia
dell'assurdo in cui si dice che si cambia tutto e poi non si cambia nulla.
Sarubbo si è presentato dimissionario per farsi votare dal direttivo la fiducia.
Una situazione imbarazzante di fronte ad una sconfitta cocente come quella che abbiamo vissuto.
Non parliamo del nulla, abbiamo perso un terzo del nostro elettorato. Un cittadino
su tre che ci aveva votato non lo ha più fatto. E di fronte a questo si è messa
in campo la vecchia liturgia della politica, dell'analisi del detto e non detto.
Andava azzerato il gruppo dirigente, bisognava fare una nuova proposta, diversa,
moderna, che spero possa diventare la proposta del partito democratico». Lei invece
ha avuto una buona affermazione personale... «Anche questa è espressione della mediocrità
del gruppo dirigente che da due anni a questa parte ha infilato una serie di scelte
disastrose che hanno portato risultati disastrosi. A partire dalle primarie che hanno
visto la sconfitta di Lazzar e che sono state abbastanza imbarazzanti dal punto di vista
politico. Per arrivare alla lista unitaria, sulla quale non siamo riusciti a chiudere un accordo.
Per arrivare al simbolo dei Ds, tolto dalla lista per fare posto ad un simbolo
che conteneva anche i socialisti e i repubblicani europei. E vorrei ricordare che i repubblicani
europei hanno preso due voti. Noi lo avevamo contrastato, ma il direttivo pensò, per non
essere battuto, di non metterlo nemmeno in votazione. Così abbiamo allestito una
lista debolissima, figlia di un gruppo dirigente che ha perso ogni contatto con la realtà.
E oggi anziché andarsene a casa hanno deciso di rimanere, rischiando di fare morire Ds senza dignità
Per fortuna c'è il partito democratico. Ci scioglieremo e proveremo a contaminarci
con nuove persone. Perché con questo gruppo dirigente e all'interno di questo gruppo
politico la sinistra sarebbe destinata solo ad arrostire le salsicce alle feste dell'Unità».
Diana A. Harja
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