Mercoledì 28/05/2025 
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Latina. Voglio andare a Ventotene. Nella speranza che l'amministrazione lo sappia e mi inviti. Ovviamente a sue spese

Ci credete? A me non piace l'estate. Tutto questo caldo, le zanzare. Per non dire delle cicale. Delle api. Delle attività che poco per volta chiuderanno per ferie. Tutte le cose che mi piacciono di meno si concentrano in un mesetto e mezzo che io temo per tutto l'anno. Me ne vorrei partire per andarmene in un paesaggio fresco, solitario, selvaggio. Dove posso leggere. Lo dico. Lo scrivo. Ma non lo faccio mai. Prendi Ventotene. Ci voglio andare, e ho i testimoni, da almeno sette anni. Dico Ventotene, mica le Tremiti. Mica le Hawaii. L'altra sera a cena da Michele Nasso (l'ho votato qualche cena gliela devo scroccare, a me i voti di scambio piacciono) ho sentito da Maria Corsetti che lei voleva andare non so dove. Una località che non conoscevo o la conoscevo ma ero troppo ubriaco per capirla bene. Ma aveva il suono di una località lontana. Ed esotica. Saranno le palme di Nasso. Io le ho sorriso e mi sono concentrato sulla mozzarella di bufala. Lei vuole andare lì. Roba forse da aerei e passaporti. Io no. Vorrei andare dietro l'angolo. Un'ora di aliscafo. E non ci riesco. Il primo gancio che mi promise dieci giorni gratis a Ventotene ve lo raccomando. Era un imbroglione che sembrava schizzato fuori dalla matita di un'umorista. Capitano tutti a me. A Latina lo conoscevano come intrallazzino. Aveva dieci cellulari con sé. E nessuno dei dieci squillava mai. Già questo qualche sospetto me lo doveva fare venire. Pure il mio qualche volta squilla. Lui aveva linee riservate con Washington, col Cremlino, con San Pietro e non so che altro. Ammanigliato con i servizi segreti di mezzo mondo, agente tanto segreto che era segreto ai servizi ma cononosciuto ai suoi conoscenti a cui lo ricordava tre volte al giorno, appena alzati, a mezzogiorno e a sera. Ed era uomo forte di piazza del Gesù. Cioè uno che tutti i giorni esce dai gesuiti ed entra a Palazzo Cenci-Bolognetti. Uno così ti pare che non mi fa fare il faraone a Ventotene? Disse non ti preoccupare, penso a tutto io. E io non mi preoccupai, mi vedevo già dentro lo yacht in vestaglia e pigiamino, mentre lui era in missione, segreta, in Cambogia. Pensò a tutto lui per davvero. Mi aveva preparato 4 notti dalle suore. «Io e la madre superiora ci conosciamo da una vita». Io ancora manco lo so se a Ventotene le suore ci stanno per davvero o questo non mi ha preso per il culo. Mi ci fece pure parlare, con una, per telefono. Io gli dicevo: non mi fare dire chi sono che se queste mi conoscono finisce che come metto piede sull'isola mi sciolgono i cani. Poi ho scoperto che il suo yacht era temporaneamente non disponibile. Per cui saremmo andati manco in aliscafo, ma col traghetto. Il giorno dopo mi mandò un sms. Manco mi chiamò, me lo scrisse. Ho impegni di lavoro, vai tu. Roba che io non l'ho mai visto lavorare. Vai a sapere, gli sarà finalmente squillato un telefono. E non mi ero preoccupato. Aveva fatto tutto lui. M'è venuta la tentazione di scrivere al comune. Magari mi fanno presentare un libro lì. Ma già devo ringraziare con la faccia per terra se mi vengono a vedere a Latina, me vengono a vedere a Ventotene? Così ho tentato di organizzare con la famiglia. Mia mamma mi ha dato picche subito. Dice che ha insegnato due anni a Ponza e ne ha la nausea. Io le dico: mamma ma è Ventotene, mica Ponza. E lei mi ribatte: peggio. Non ci sono margini di dialogo. Mia moglie e mio figlio sembrano più disponibili, almeno in fase interlocutoria. Ma tutto finisce lì: alla fase interlocutoria. Ne parliamo. E ne stiamo parlando da due anni. Certi discorsi che facciamo, ci dovreste sentire. L'umiliazione me l'ha data mio figlio. Alla fine a Ventotene c'è andato lui con la scuola. Ma vaffanculo. Ho finto indifferenza ma dentro rosicavo come che. A lui Ventotene è piaciuta. È un alleato prezioso. Altrimenti mi tocca passare le ferie a casa di Nasso. Il segreto sta nel tagliare la corda subito dopo cena. Prima che comincia il karaoke.

Mauro Cascio


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