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Latina. Compagnia de Galantomeni. Elena Cellini: «Amo Miguel de Unamuno, le sue incertezze e le sue riflessioni tra fede e filosofia...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Elena Cellini, curatrice di "Inquietudini e meditazioni"
di Miguel de Unamuno (con la prefazione di Armando Savignano dell'Università di Trieste), il primo titolo della Compagnia de Galantomeni di Mauro Cascio ed
Elisabetta Rizzo. Quanto è stato difficile l'approccio a Miguel de Unamuno?
«È stato abbastanza difficile. Tutto ha fatto parte della mia vita da tanto tempo, a partire
dall'università, dove ho avuto il primo approccio con questo straordinario pensatore.
Il resto l'ha fatto il caso. Sono tornata a occuparmi di lui fino ad arrivare a questa
edizione che secondo me è bella e gradevole anche esteticamente. Spero che colpiscano
anche i contenuti». Come lo possiamo inquadrare Miguel de Unamuno? È corretto definirlo
un esistenzialista? «È assolutamente vietato incasellarlo in una corrente, in un pensiero
specifico e determinato. È lui che si oppone a questo, lui rifiuta categoricamente ogni
definizione. Di fatto è un filosofo trasversale, sue sono diverse correnti di pensiero,
spesso contraddicendosi. Ma resta sempre un percorso affascinante, ricco di amore,
di passione». Quanto si sente in lui l'influenza della Spagna in cui è vissuto?
«Moltissimo. Lui è figlio della sua terra, non tanto della sua epoca. È parte integrante,
si sente terra della sua terra; cresce, nasce in un ambiente che è quello basco,
spostandosi poi in un ambiente culturale stimolante, diventa docente e rettore a Salamanca.
E vede anche le differenze». Molti sono spaventati dalla filosofia, la si immagina
sempre di una difficoltà estrema. Possiamo tranquillizzarli? «Sì, assolutamente, questo
è un approccio molto più semplice. Qui abbiamo il racconto di un uomo, il sentirsi
parte di un mondo ed esserne al tempo stesso estraneo, sono piccoli brani di vita».
Diana A. Harja
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