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Latina. UE, interventi dopo l'editoriale di Cambareri. Mario Leone: «Spinelli diceva che gli interessi sono duri, tenaci, realizzatori»
Gentile direttore Cascio, mi permetta un commento in aggiunta al lodevole intervento di Cambareri, pubblicato nell'edizione di ieri di ParvapoliS.
Arrigo Levi è convinto, con Silvio Fagiolo e altri, che la "temuta disastrosa sconfitta non ci sia stata". Scrive su La Stampa che c'è stata invece, come molte volte in passato, una mezza vittoria e un mezzo insuccesso. A chi come lui vecchio europeista "affratellati per la vita dallo stesso sogno", non va nascosta la delusione. Ma non cesserà la battaglia. C'è rabbia. Come quella montata dopo il vertice di Bruxelles sull'Unione europea; di chi ha dovuto prendere atto del parziale successo a causa di due o tre Paesi antieuropeisti, arroccati difensori di quelle che Barbara Spinelli sempre su La Stampa ha definito, delle «loro false sovranità».
Ormai resta in piedi una sola alternativa possibile. È quella della geometria variabile e della cooperazione rafforzata a livelli infra comunitari. Che la costituzione sia ormai un ricordo (mai nato!) è un dato di fatto, basta prenderne atto e guardare oltre. Alterare un comunicato come quello del MFE con l'aggiunta del termine federale darebbe sicuramente un indirizzo di logica e di prospettiva ma non risolverebbe per una maggiore forza della richiesta avanzata.
Senza dubbio il riscontro immediato da darsi è per una Europa a cerchi concentrici. Non si può restare ostaggi della coppia di gemelli polacca Kaczynski... Dobbiamo guardare oltre. E tornare al modello della metà degli anni '90... Una Europa federale per chi la vuole. Il modello c'è già con l'unione monetaria e il mercato unico europeo. Si deve intraprendere l'unificazione ragionata anche a livello politico con chi ci sta. Tante volte siamo ripartiti (come federalisti) da veri e grandi fallimenti (dalla caduta della CED alla sconfitta del progetto Spinelli col vertice di Milano del 1985 e via dicendo...) e quindi ora che non ci si affidi ad un soggetto (?) quale l'attuale Unione e a strumenti ormai diluiti come una Conferenza Intergovernativa a 27 membri.
Basta con i compromessi!!! L'Europa è strumento ed ideale, è meccanicismo moderno e appasionato fine. "Avremo pace vera quando avremo gli Stati Uniti d'Europa", scrisse Carlo Cattaneo. E' vero che l'Europa unita è mezzo di pace. Ed è sempre chiaro e limpido il messaggio che corre dalla Storia da un confino, quello di Ventotene durante la repressione fascista, dove ingabbiate le menti, i più insigni moderni teorizzatori italiani del federalismo europeo diedero vita al progetto di manifesto per una Europa libera e unita: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni seppero incarnare la fede, la speranza con la scienza e la dignità umana. Gli Stati uniti d'Europa oggi più che mai. Comunque con chi decide di esserci. E quella «insoddisfazione e inquietudine» manifestate dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il "compromesso" raggiunto domenica scorsa necessita «nuove coraggiose e coerenti iniziative» senza «meschini ripiegamenti sul passato, visioni riduttive della prospettiva da perseguire», ha affermato Napolitano. Anche nel capo dello Stato l'insegnamento per il futuro, è nel coraggio e coerenza d'iniziative nell'interesse dell'Europa e dei nostri popoli con l'Europa a due velocità, strada obbligata.
Spinelli affermava che "gli interessi sono duri, tenaci, realizzatori" ed è da questi che bisogna ripartire. I tentativi surreali di regressione a cui assistiamo, sono surreali perché del tutto slegati dalla realtà di una acquis communautaire (una società europea) che pretende una rappresentanza europea, un governo europeo che sappia agire, una politica estera europea effettiva. Far emergere questa contraddizione tra approccio statalista diplomatico e realtà delle prospettive degli europei (stando ai
risultati dell'eurobarometro) non è impossibile.
Mario Leone
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