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Gaeta. I grandi ideali e gli scontri di generazione. Tea Magliozzi: «Racconto il conflitto interiore della mamma dei fratelli Bandiera»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Tea Magliozzi, autrice del romanzo
"La baronessa". Un libro particolare, anche per la novità di un personaggio su cui nessuno
ha scritto, la mamma dei fratelli Bandiera... «Sì, la baronessa Anna Maria Marsic. Su di lei
nessuno ha mai scritto niente, perché la storia, scritta dai vincitori, ha completamente
ignorato sia lei che suo marito. Lei era una fedele suddita austriaca di origine bosniaca,
e il marito era un ammiraglio di marina. La baronessa era vissuta sotto sei bandiere,
è vissuta più di ottant'anni. Quando è nata c'era la Serenissima Repubblica di Venezia,
quindi la prima bandiera era quella di San Marco. Ad 11 anni il generale Bonaparte
conquistò Venezia, e venne ceduta all'Austria. Successivamente Napoleone, questa volta
da imperatore, conquista Venezia e il Veneto e quindi queste bandiere si avvicendano.
Con la caduta di Napoleone e con la pace di Vienna, non si ripristina la Serenissima
Repuvvlica ma Venezia viene assegnata all'Austria e tutti i tentativi di ribellione
falliscono tutti quanti. Nel 1866 finalmente Venezia fa parte del Regno d'Italia ma come
merce di scambio, perché c'era stata la guerra tra l'Austria e la Prussia a cui aveva
partecipato un pochino, così, di straforo, anche l'Italia e Napoleone III era intervenuto
per la pace. Così Venezia ha fatto parte del Regno d'Italia nel modo più vergognoso possibile,
i patrioti erano delusi profondamente per questa annessione avvenuta in questo modo».
In questa epoca così ricca, così avventurosa, la baronessa vive un conflitto ideologico
coi suoi figli... «Un enorme conflitto. Perché lei ha vissuto, ed ecco perché ho raccontato
questo periodo storico, le vicissitudini, le speranze, le delusioni, i lutti che ci sono
stati, pensiamo a Daniele Manin, alla Repubblica romana, la fame, i bombardamenti, la carestia.
Lei sa che queste ribellioni sono destinate a finire nel nulla. Infatti c'è una pagina simpatica
in cui lei vede le nubi nel cielo e immagina che anche le vicende terrene siano così perché
c'è la luna, fissa, che in qualche modo rappresenta l'autorità costituita, poi queste nuvole
che passano che sono tutti questi giovani illusi che si lasciano tentare da questi falsi profeti
che passano e finiscono nel nulla: o nella morte o nell'esilio. Anche il fratello della baronessa,
come il marito, hanno subito queste vicende anche loro.
Ecco perché lei dice ai figli: lasciamo le cose come stanno. Ora stiamo abbastanza sereni,
cerchiamo di stare così». Il sentimento normale di una mamma... «Di una mamma e di una
cittadina perché lei ha sofferto anche per la sua città, per Venezia». Come mai
la scelta di questo personaggio, con tutto il lavoro di documentazione che immaginiamo
che stia dietro. «Tutto nacque dal Corriere dei Piccoli, quando era bambina. C'erano
una serie di racconti intitolata Donne all'ombra dei grandi. E c'era la storia della
mamma di Napoleone, di Garibaldi. Così pensai alla mamma dei Fratelli Bandiera. E mi aspettavo
che lei fosse una liberale, una idealista come i figli e cominciai a scrivere in questo modo.
Quando alla biblioteca nazionale cercai delle notizie più precise rimasi fortemente delusa
perché di lei non c'è niente. Ho ricostruito tutto dalle lettere e dalla corrispondenza.
Così ho saputo di questo conflitto tra lei e i figli. Io di lei non sapevo nemmeno il nome
di battesimo. Poi mi sono avventurata in ricerche, prima con l'aiuto dell'assessore
alla cultura di Venezia poi con alcune famiglie e persone che non finirò mai di ringraziare,
come Maria Grazia Marsic che mi hanno addirittura spedito gli alberi genealogici della famiglia
così ho potuto avere tutti i nomi che cercavo, le date precise e così via.
A Genova, grazie a Sergio Marsic, ho trovato di più e di meglio, notizie di prima mano,
fotografie, illustrazioni». Questo libro ha avuto dei riconoscimenti...
«È stato presentato a Roma all'Auditorium Parco della Musica, una manifestazione
molto bella messa su dall'editore, la Curcio. Hanno creduto nella bontà di questo lavoro.
Di recente sono stata a Cosenza. Per l'occasione è stata organizzata una mostra, nella
biblioteca nazionale. Poi ho visto i luoghi, i monumenti, i posti di cui ho scritto.
Io mi sono documentata, ma non li avevo mai visti. Ed è stata una bella emozione».
Prossimamente il libro si presenta a Gaeta... «Doveva essere presentato qualche giorno
fa. Gaeta è una città storica, legata al Risorgimento, oltre ad essere la città in cui vivo.
Ma come sapete ci sono state le elezioni e quindi abbiamo rinviato tutto a data
da destinarsi».
Diana A. Harja
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