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Latina. Il grande jazz al Cambellotti. Fabiano Pellini e Luca Pelotti: «Suoniamo insieme da quando siamo piccoli». Poi arrivano Conte ed Arbore

Ai microfoni di ParvapoliS Fabiano Pellini e Luca Pelotti, per l'esordio del Jazz Club al Cambellotti. Voi siete italiani, e c'è questo pregiudizio che il virtuosismo e la tecnica siano tutti altrove... «Sì, siamo italiani e siamo fissati con il jazz. Sono stato in america, ma è il primo amore che non finisce ma aumenta». Luca, tu collabori da 15 anni con Paolo Conte. Ci racconti qualcosa? «Un carisma eccezionale, spaventoso. Io sono fortunato a far parte della sua band. Io ho fatto un provino. Sono andato ad Asti e salito sulla macchina della sua segretaria ho sentito un crack sotto i miei pantaloni: mi si sono scuciti. Immaginatevi il mio imbarazzo. Ero tentato di togliermi il maglione e mettermelo intorno la vita. Ma ad Asti sarei sembrato un pazzo. Alla fine gliel'ho detto e lui mi ha dato un paio di pantaloni suoi. Così si sono rotti i pantaloni ma anche il ghiaccio». Fabiano, tu? Sei passato dal classico all'improvvisazione jazzistica... «Sì, mi stava un po' stretta la classica. Lì sei legato allo spartito, la tua è solo una interpretazione. Nel jazz si fa il tema come l'ha scritto l'autore e poi si dice la propria». Tu lavori invece con Arbore... «È un'avventura bella. Con lui suono il baritono».

Claudio Ruggiero

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