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Latina. Modesta difesa di Isabella Santacroce. Ovvero: piccola nota di sopravvivenza per argomentare qualcosa contro chi legge solo Camilleri
Io se un artista mi piace o no spesso lo decido a tavolino. Come Asia Argento. M'è piaciuta
ancora prima di vedere i suoi film. Che poi manco ho visto tutti. Ma il film non era
così essenziale per stabilire che fosse lei la mia attrice preferita. E detto tra di noi,
a decisione presa, non m'ha deluso. Ancora oggi la difendo con convinzione.
Ma per tutto era partito prima. Con Carmen Consoli è stato un po' più difficile
Pure lei mi piaceva e decisi che sarebbe stata la mia cantante preferita senza aver
mai ascoltato una canzone. Quando successe di sentirla per sbaglio ci rimasi male.
Quella voce così particolare mi disturbava. Ma non poteva cantare come la Pausini
che eravamo tutti più contenti? Alla fine mi ci sono abituato e, come Asia Argento,
sono un fan in piena regola, con tanto di canzoni che canticchio, con tanto di cd
che colleziono. Anche se dentro i cd c'è rigorosamente altro e se mi voglio ascoltare
Carmen Consoli faccio prima a scaricamerla da Limewire. Tutto questo per dire che ho
deciso che mi sarebbe piaciuta Isabella Santacroce ancora prima di leggerla.
Quando ho chiesto il suo ultimo romanzo, V.M.18 (Fazi), a Piermario, lui m'ha guardato storto.
M'ha trattato proprio male. Non ce l'aveva il libro, e ne faceva una questione d'orgoglio.
Dice che se scrive la Santacroce possono scrivere tutti.
Avevo voglia di contraddirlo, ma come facevo che avevo già confessato di non
aver mai letto niente? La prossima volta mi imparo a tenere la bocca chiusa.
Piermario m'ha tirato giù un pippone di tre quarti d'ora buoni, che non si può,
che non si deve, che nel salotto buono della letteratura non c'è spazio per
cose del genere. Che io sono laureato in filosofia e non dovrei azzardarmi
ad avvicinarmi a cose del genere. Per lui io debbo solo declamare Holderlin
in riva al lago di Fogliano, sotto la luna. Io balbettavo in realtà, perché ero
stato preso alla sprovvista,
ci ho messo in mezzo che però in fondo in fondo è un personaggio. La Santacroce,
non Holderlin. Piermario, che è
una canaglia quando ci si mette, m'ha ribattuto che pure quello è costruito,
che è tutto finto, che è sicuro che se io la conoscessi di persona sta benedetta
Isabella Santacroce ci rimarrei pure deluso.
Vi giuro, m'è venuta voglia di fare un incontro con l'autore da lui. Gliel'ho pure detto.
«Tu saresti capace». m'ha risposto. Se non gli volessi bene gli avrei sparato. Il libro me lo
sono comprato da Nunzio, alla Mondadori. Che a mala pena sa chi è Isabella Santacroce.
E già che c'ero me ne sono preso uno vecchio, Zoo. Devo dire che la mia autrice preferita
non mi fa sfigurare affatto. Ha una prosa elegante, che ogni tanto esplode "come
una vecchia fontanella impazzita". Che nell'ultimo romanzo infastidisce, disturba,
si avvolge intorno al suo contenuto, che ti prende allo stomaco, ai tuoi disagi peggiori,
al tuo demoniaco. È un inventario delle paure di chi non ha occhi che per le magnifiche sorti
umane e progressive e non s'accorge delle paure che inquinano il suo quotidiano, come
le persone del tuo condominio che ti salutano solo in ascensore ma se le becchi per strada,
lontano da casa, nemmeno uno sguardo, un sorriso, un cenno.
All'interno di "collegiali ambienti" dal "decadente ed eccentrico fascino",
la libertina-criminale-esteta quattordicenne Desdemona, in compagnia delle altrettanto
perverse e licenziose coetanee Cassandra e Animone, si sollazza tra orge e delitti,
bevendo l'allucinatorio cocktail Reietto, e divertendosi a drogare talune vittime
iniettandogli nei globi oculari il potente Acido Viperinico Liquido.
Tutto secondo un piano preciso, un "Manifesto delle Spietate Ninfette", un lungo
e dettagliato racconto, scandito dai mesi, dalle lettere dei genitori, dalle pose
per sedurre, dalle lezioni, da tutto un rosario di depravazione e di degrado, da sgranare
con freddo e disincantato cinismo. All'inizio ti annoia un po', perché pensi ci sia
stanchezza, leziosità, il proibito senza peccato. Ma poi capisci che sbagli. Che
era tutto voluto e calcolato. Che era calcolato pure il disagio che provi, l'insofferenza,
l'amarezza.
Insomma, io questa Isabella Santacroce mi sento di consigliarvela. E se vi dovesse
piacere, vi prego, andateglielo a dire a Piermario.
Mauro Cascio
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