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Latina. Nucleare, oggi l'atto di un film già visto. Legambiente: «Qui le cose importanti si fanno o in piena estate oppure a Natale»

Oggi (perché queste operazioni si fanno rigorosamente in piena estate o durante le vacanze di Natale), andrà in scena l’ennesima rappresentazione di quella che noi definiamo una “delibera omnibus”: cioè ci sarà una delibera del Consiglio Comunale di Latina che approverà un atto di “indirizzo” che poi delegherà alla Giunta Comunale una serie infinita di funzioni deliberative dirette sullo stesso argomento; poi basta affidarsi alla consolidata ed affidabile (fino ad ora) distrazione delle opposizioni e tutto filerà liscio. Scrive Legambiente: «È così che si “amministrano” ormai i servizi pubblici in questo paese e in questa città: è già avvenuto con la gestione del ciclo dei rifiuti (Latina Ambiente) abbinato alla seconda discarica di B.go Montello – Bainsizza (Ecoambiente Srl); con l’acqua (Acqualatina Spa); con i trasporti pubblici (privatizzati con la concessione del servizio alla ditta Schiaffini) e ora tocca anche all’energia. All’apparenza la costrizione di questa nuova Agenzia, la L.E.M.A. appunto, risulterebbe come l’ennesimo scatola cinese in cui le amministrazioni pubbliche e i loro “sodali” di turno, vista la possibilità di qualche finanziamento europeo, improbabili alleanze transnazionali e le rispettive delibere di intenti generici, dovrebbero nominare un Consiglio di Amministrazione per gestire una società “senza fini di lucro” (anche se tra i mezzi finanziari sono previsti “contributi degli sponsor” e “ogni altro introito comunque conseguito”); ma in realtà, ci ritroviamo in ambiti già percorsi con la privatizzazione degli altri servizi; non a caso la presidenza dell’Agenzia, comunque, fino al dicembre 2009 (cioè fino a quando scade il co-finanziamento dell’UE), spetta di diritto (statutario – nel caso venisse approvato) al Sindaco del Comune di Latina. I soci sono distinti tra “fondatori” (gli unici che hanno diritto ad esprimere i membri del CdA), “ordinari” (soggetti a domanda di ammissione che deve essere approvata dal CdA) e “onorari” (tra cui ci dovrebbero essere anche le associazioni ambientaliste e quelle di difesa dei consumatori); ma solo i “fondatori” (individuati e contattati chissà come?) hanno diritto di nominare i componenti del Consiglio di Amministrazione. Consiglio che risulta così già “indicato” dalla bozza di statuto; Comune di Latina: 2 membri e 19% delle azioni (con allegata Presidenza del CdA); Provincia di Latina: 2 membri e 18% delle azioni; Consorzio della Bonifica dell’Agro Pontino: 1 membro e 9% delle azioni. Egualmente (1 membro e 9% delle azioni) sono in capo ad ALEA SpA , al Consorzio ASI Roma-Latina, al Centro Interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile (CIRPS) dell’Università La Sapienza di Roma, al Dipartimento Ingegneria Chimica (DIC) della stessa università e all’Adiconsum (nota associazione a difesa dei consumatori facente capo alla CISL). Si parte da un contributo finanziario dell’Unione Europea dei costi “eleggibili” quantificati in 200.000 euro a cui si devono aggiungere i co-finanziamenti dei soci. È inoltre prevista (sempre per statuto) la nomina di un Direttore e di un “Comitato di esperti” che dovrebbero coadiuvare il CdA (evidentemente già ritenuto alla fonte “incapace” di adempiere a tali funzioni), nell’espletamento delle loro mansioni statutarie.. Il tutto, ovviamente (non è superfluo sottolinearlo – visto che l’Agenzia non avrebbe scopo di lucro) previo rimborso del “gettone di presenza”, il cui ammontare viene stabilito dal CdA. Alla faccia dei “costi della politica”. Ma in realtà, a nostro avviso, il problema è un altro; tra i suoi scopi associativi, è previsto che l’Agenzia possa “operare in veste di E.S.Co (Energy Service Company) secondo i canoni e le filosofie in sede europea, ovvero di società di servizi energetici integrati (Latina Ambiente e Acqualatina “docet” – verrebbe da dire). Inoltre, sempre nella proposta di deliberazione che andrà in discussione domani, è previsto che l’Agenzia dovrà “svolgere principalmente per conto degli associati (quali? I fondatori, gli ordinari, quelli onorari o gli sponsor? – ndr), analisi costi/benefici del management dell’energia nonché le attività previste dalla legge n. 10/91”. Occorre sottolineare che proprio la legge 10/91, che ha istituito l’individuazione e l’incentivazione delle cosiddette “energie rinnovabili” (tra le quali qualche buontempone ha deciso di considerare come “assimilabili” anche quelle provenienti della termocombustione dei rifiuti), prevedeva che tutti i comuni con popolazione oltre i 50.000 abitanti dovessero dotarsi di un Piano Energetico Comunale, ai fini di risparmio e di incentivazione di tali energie alternative. All’interno di quella legge era prevista anche l’istituzione di un/a “Energy Manager” comunale. Ci risulta che all’inizio del corrente anno la Giunta comunale abbia deliberato una gara per l’individuazione proprio di un “Energy Manager” che dovrebbe svolgere le funzioni previste dalla legge 10/91. Il tutto, a rigor di logica, doveva essere preceduto dall’adozione e dall’approvazione del su detto Piano Energetico Comunale, di cui, in realtà, non esiste traccia negli uffici del Comune. Ma intanto si istituisce una “fumosa” Agenzia, con rispettive poltrone nel CdA (esattamente 11 – come per Acqualatina), che in prospettiva potrà metter bocca ed esprimere pareri (quindi con capacità contrattuali verso terzi – vicariando gli enti interessati) , su quei progetti che le società interessate proporranno a livello lacale. Quindi un altro servizio pubblico verrà gestito dai “soliti noti”. La prossima (ed ultima) tappa della serie è la privatizzazione dell’aria che respiriamo; ad Aprilia e a Pontinia hanno già cominciato a fare i calcoli! Infine una postilla “burocratica”. La proposta di deliberazione che è stata presentata ai gruppi consiliari e che andrà in discussione domani (riportata a piè pagina dell’atto predisposto dagli uffici comunali) riporta il n. 668/2007; è evidente che tale numero progressivo può interessare solo una deliberazione di Giunta (al massimo il Consiglio comunale riesce ad arrivare a 60-70 delibere consiliari all’anno), proviene dal settore urbanistica e contiene l’indicazione per imputare la spesa conseguente per il Comune ad un residuo passivo del 2006 e di accertarne contestualmente la relativa somma di entrate ad altro capitolo delle entrate previste sempre per il 2006. Ovvero: intanto sistemiamo le poltrone e coloro che ci si devono sedere “accomodare”: poi i soldi si troveranno».

Andrea Apruzzese


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