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San Felice. Divino Giulio. L'intramontabile Andreotti: «Il 1953 fu una data importante. Quella dell'ultimo De Gasperi. E della morte di Stalin»
Ai microfoni di ParvapoliS Giulio Andreotti. Per 62 anni al vertice della politica nazionale,
ha scritto un nuovo libro, 1953; una data significativa...
«Sì, dopo una lunga presidenza di De Gasperi andarono in crisi i partiti di centro ed Einaudi
fece fare un governo monocolore che però non ebbe la fiducia in parlamento. Saragat
aveva paura di un accordo con Nenni, una cosa non vera. In più a livello internazionale
abbiamo la morte di Stalin». Nuovi scenari. «Si poteva qualche modifica della costituzione.
Ma mettere le mani alla costituzione sappiamo bene che può essere contagioso e grazie a Dio
la costituzione ha funzionato bene fino ad ora». Seconda Repubblica, cosa ne pensa lei?
«Oggi abbiamo le coalizioni, e avere le coalizioni senza dietro i partiti, con le loro impostazioni,
i loro programmi, le loro sedi e la loro organizzazione periferica, dà una qualche debolezza.
Però al momento attuale non c'è un'alternativa». Prodi è in crisi? «All'altra parte non
sarebbe andata meglio». Voi senatori a vita siete indispensabili...
«Abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri degli altri. Poi, io sto in parlamento dal
1946 quindi non sono uno venuto dalla luna. Ma poi, anche se venissi dalla luna avrei
gli stessi diritti. Vedete, si dimentica molta gente che nella prima legislatura per una norma
transitoria della costituzione c'erano i "senatori di diritto", si chiamavano, ed erano 104,
altro che il gruppetto sparuto di adesso.
Una polemica che non ha fondamento».
Claudio Ruggiero
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