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Latina. Partito democratico: il giro di boa. Giuseppe Pannone: «Creiamo un nuovo partito che sia finalmente davvero rappresentativo...»
«Sono molte, troppe, le stagioni che il centrosinistra pontino (di volta in volta Ulivo, Unione, etc.) si autoassolve, sospende ogni attività e, aspettando la ripresa autunnale, resta sospeso in un limbo dal quale puntualmente non riesce a riprendersi». Scrive Giuseppe Pannone:
«Con qualche eccezione, è da 15 anni che la politica della provincia non conosce alternative; il centrodestra, nonostante la manifesta incapacità di gestire il proprio patrimonio di consensi, continua a governare senza incontrare alcun sostanziale contrasto. Se si esclude qualche affermazione individuale (che conferma i personalismi ma non dà prospettive), nel centrosinistra non solo si ripete il medesimo canovaccio, ma sono sempre i soliti i teatranti che replicano stancamente un copione senza entusiasmo.
Eppure non sono mancate le occasioni. Recentemente, le primarie per Prodi, le elezioni provinciali e comunali, la vittoria alla regione. Eppure non mancano i motivi per mandare a casa un centrodestra arruffone e approssimativo che sta dilapidando il patrimonio comune ipotecando il futuro della nostra provincia. Una serie infinita di assist che nessuno riesce (o vuole) deviare in porta!
Tra 60 giorni l’elezione dell’assemblea costituente del Partito Democratico. Una ulteriore occasione per superare un gap decennale, per ridare entusiasmo e grinta ad un ulivo che (contrariamente a quanto accade in agricoltura) da noi non ha mai attecchito, forse perché nessuno ne ha avuto cura.
Il centrosinistra (Ulivo, Unione o P.D. che sia) deve finalmente dare prova di maturità politica, saper cogliere un’occasione importante, affrontare le sfide, facendo fiorire le idee, costruendo un progetto che esprima una posizione chiara e riconoscibile, con un programma concretamente realizzabile, mettendo in campo uomini e donne che sappiano costruire e rappresentare il cambiamento, con trasparenza, magari anche mettendo al bando le “caste”, rimuovendo le incompatibilità e i doppi incarichi.
Nonostante gli errori, le diffidenze e le differenze, esiste un patrimonio comune di persone e di capacità: oltre ai partiti ci sono gli elettori e i primi non hanno senso né prospettiva senza i secondi.
Ci sono gli eletti, che hanno il dovere di portare con efficacia nelle singole amministrazioni un’azione comune ed omogenea, di opposizione o di governo, per costruire una prospettiva credibile. Ci sono coloro che, seppur non eletti, esprimono ogni volta una parte, grande o piccola, di consenso spesso relegato in un angolo dopo le elezioni. Ci sono, soprattutto, cittadini che hanno voglia di cambiamento.
È, tutto questo, un grande patrimonio, di cui, colpevolmente (e per qualcuno, consapevolmente), ci si dimentica, ma che dimostra che c’è ricchezza in tutto il centrosinistra. E’ a queste persone, queste idee, questo patrimonio che il P.D. deve rivolgersi, dimostrando di essere una forza consapevole delle proprie possibilità, che deve sapersi rinnovare, anche allontanando chi “corre in soccorso del vincitore” (sia per posizioni interne che per equilibri locali), rimuovere ogni forma di ambiguità politica e amministrativa, perché bisogna fondere e non confondere le idee.
Non importa chi si sostiene come leader del P.D., si deve finalmente costruire una prospettiva diversa, un partito aperto; saper comprendere i problemi, ascoltare i cittadini e prospettare delle soluzioni.
Insomma, siamo al “giro di boa”. C’è bisogno di una virata. C’è bisogno di uno skipper e di un team capaci di riprendere il vento. C’è bisogno, soprattutto, di una strategia comune».
Elisabetta Rizzo
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