Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Pennacchi lettore di Unamuno. Venerdì sera alla Libreria Mondadori incontro con lo scrittore che ha già stregato la Francia...

"Inquietudini e meditazioni" di Miguel de Unamuno, il titolo Rubbettino con cui si è aperta la collana Compagnia de Galantomeni diretta da Mauro Cascio con Massimo Iiritano, è l'evento editoriale dell'estate che ci siamo appena lasciati alle spalle. Un progetto ambizioso, culturalmente elevato, con il pedale della qualità a manetta. A confrontarsi col testo sarà, venerdì alle 20.30 alla Libreria Mondadori di Latina, Antonio Pennacchi, probabilmente l'uomo di cultura più autorevole del nostro territorio. Uno scrittore che proprio in questi mesi sta facendo parlare di sé anche oltralpe, per via dell'uscita in Francia del suo "Mon frère est fils unique" (in Italia "Il Fasciocomunista", Mondadori) nonché del film di Luchetti con Riccardo Scamarcio ed Elio Germano. Anche Le Monde ha dedicato un pezzo nelle pagine culturali al romanzo. Ma c'è una piccola chicca che vogliamo segnalarvi. Basta cliccare su http://www.lalettrine.com/article-12407532-6.html per andare nel servizio de La Lettrine firmato Anna-Sophie Demonchi e gustarsi un Antonio Pennacchi parlare in francese, anche della sua "Latinà". Vi proponiamo qui la traduzione (a cura di Viola, Veronica e Zanoni).
Quali sono i suoi prossimi progetti letterari? «Sto scrivendo due romanzi. Uno è un romanzo storico, la storia di una famiglia in Italia emigrata dall’Italia settentrionale all’Italia centrale durante gli anni trenta in una zona paludosa; una famiglia di contadini, povera, che lotta da cento anni contro la fame. Si tratta di un romanzo del lavoro, del dolore, del sangue; ma anche della gioia, della guerra, del la morte, dei bambini. Questo in un secolo in cui siamo passati dalla povertà e dall’emigrazione alla ricchezza della società dei consumi; nel nostro paese che, da paese che è stato di emigranti, è diventato paese di immigrati. Noi che siamo andati in altri paesi e siamo stati trattati come cani, oggi trattiamo noi come cani chi viene nel nostro paese. Dentro c’è il fascismo, il comunismo e la morte delle ideologie. L’altro libro che sto scrivendo è un nuovo esperimento per me. È un progetto di scrittura collettiva, con l’Anonima scrittori (www.anonimascrittori.it): un laboratorio di scrittura collettiva per un romanzo che s’intitola “Cronache da un pianeta abbandonato”. Parla di una piccola colonia sul pianeta più lontano dell’ultima stella della galassia, che è rimasto isolato dal resto della federazione galattica. Lì c’è un piccolo villaggio, una piccola comunità che resiste e vive. La pianta di questo pianeta, di questa comunità, è la stessa del mio paese, del mio villaggio. Visto che in Italia tutti mi dicono spesso “Tu sai scrivere solo di Latinà”, allora noi adesso gli facciamo vedere che sappiamo scrivere non solo di Latinà, ma sappiamo scrivere anche della galassia tra tremila anni – ma nella galassia tra tremila anni ci sarà sempre Latinà. Perché non è vero che per fare l’arte e scrivere bene bisogna inventare o lavorare di fantasia, scrivere cose che non si conoscono. C’è un solo modo per fare l’arte, ed è fare il vero; parlare solamente di cose che si conoscono, mai scrivere quello che nun se sa. Ci sono già troppi... come se dice stronzi?».
Connards... «Ci sono troppi stronzi in questo mondo che parlano di quello che non conoscono, soprattutto nella politica: i politici, gli intellettuali laureati e accademici. Parlate solamente di quello che sapete».
E conoscendo un po’ la vostra città possiamo scrivere... «Eh, aspe’, aspetta, John Steinbeck se capisce che è Steinbeck? ».
Certamente, John Steinbeck... «Steinbeck è un grande uomo della letteratura mondiale e universale, ma l’universo di Steinbeck da La valle dell’eden a Uomini e topi, va da Salinas a Monterey, è di quaranta chilometri. La divina commedia di Dante Alighieri, il più grande capolavoro universale, è tutta a Firenze. Lui parla della roba sua a Firenze, lui parla solo di Firenze. Perché per fare arte bisogna parlare solo delle cose che si conoscono? Perché l’uomo è sempre lo stesso, in qualunque luogo e in qualunque epoca. L’uomo dall’antica Roma al futuro più lontano nella galassia, l’uomo è sempre lo stesso uomo, che ama soffre s’incazza lotta e combatte sempre nello stesso modo. Gli uomini sono tutti uguali».

Elisabetta Rizzo


PocketPC visualization by Panservice