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Latina. Pennacchi lettore di Unamuno. A confronto il filosofo poeta che ha influenzato l'esistenzialismo e lo scrittore che ha stregato la Francia

Pennacchi lettore di Unamuno. Serata-evento venerdì 28 settembre alle 20.30 alla libreria Mondadori, a cura di Mauro Cascio ed Elisabetta Rizzo con la collaborazione di Anonima Scrittori. Antonio Pennacchi si confronterà con "Inquietudini e meditazioni" di Miguel de Unamuno, il testo, curato da Elena Cellini e con la prefazione di Armando Savignano, che ha aperto la Collana di Filosofia della Religione della Rubbettino che Mauro Cascio dirige con Massimo Iiritano. E lo farà a suo modo, un provocatore geniale interprete di un provocatore geniale, uno spirito insofferente agli "incasellamenti" ed un "fasciocomunista" che ad andare "contro" prova piacere. Questa prima edizione italiana che tanto successo sta avendo in questi mesi è un’opera che lascia inquieti, e questa è la cosa più interessante. Spiega Savignano, docente di filosofia morale all’Università di Trieste, in una recente intervista: «La sua idea era quella di mettere in crisi in lettore. L’autore spagnolo aveva questo obiettivo: sostanzialmente creare inquietudini, creare problemi in chi lo ascoltava, in chi lo leggeva. E tuttosommato bisogna dire che c'è riuscito, perché tutti i suoi scritti lasciano tanti interrogativi. Lui faceva un esempio simpatico: io non vendo il pane bello e fatto, io vendo il lievito. Il pane lo deve fare il lettore. Tutti i suoi libri, anche "Inquietudini e meditazioni", hanno molto lievito, senza ricette preparate, in modo che poi ognuno possa trovare la risposta da sé. Non è come al supermercato, il prodotto dipende da chi lo legge. Unamuno è come un pungiglione. Ti mette l’angoscia addosso. È un uomo del dubbio. Unamuno è un pensatore inattuale, pone tutta una serie di problemi che sono all’ordine del giorno, allora come oggi. I problemi rimangono. Anche in termini esistenziali e religiosi. Tutti lo volevano inquadrare: tu sei ateo, musulmano, protestante, cattolico. Io non sono nulla di tutto questo, protestava Unamuno. Però sono un uomo religioso, perché cerco il senso della vita. Chi cerca il senso della vita è un uomo religioso e chi non cerca questo è come un animale. Con tutto il rispetto per gli animali. La gente voleva incasellarlo. Tu dove ti metti: qui o lì? Sei questo o quello? Lui diceva: io mi metto in chi si pone un grande problema, la vita ha un senso o non ce l’ha? Questa domanda cerca una risposta in una religione. Quale? Ce ne son tante. Non è importante saperlo, ci dice Unamuno. L’importante è porsi, in modo forte, la questione. E questa è una cosa molto interessante. Anche qui, non c’è la soluzione. Ognuno se la deve cercare per sé. Per lui non è importante come ti etichetti, ma se hai o no un senso della vita. Ecco, questo era Unamuno. Questa ricerca di senso non può avere che una risposta religiosa e prima o poi tutti gli uomini finiscono per interrogarsi. Non è importante la risposta, è fondamentale, per me, porsi la domanda. Chi non se la pone, dice Unamuno, non è neanche un uomo». Spiega Iiritano, docente di Antropologia delle Religioni all'Università di Perugia e curatore dell'Archivio Sergio Quinzio presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli: «Questi sono scritti legati alla quotidianità, all’essere provocatori e stuzzicati dai segni dei tempi, diremmo noi, da quello che gli accadeva intorno. Anche in termini politici. E poi, verso la fine del testo, ci sono degli scritti che sono dei veri e propri tesori di scrittura unamuniana, perché sono molto lirici, in cui cioé la sua vena poetica viene fuori in maniera molto preziosa. Non a caso Maria Zambrano parlava, per Miguel de Unamuno, di "filosofia poetica". Abbiamo sia provocazioni religiose, sia inquietudini che riguardano il modo di atteggiarsi nei confronti dell'altro e del proprio tempo». Sarà interessante il confronto e il commento di uno scrittore amato e complesso come Antonio Pennacchi, uno degli uomini di cultura più rappresentativi e autorevoli della provincia di Latina, reduce dal successo del suo ultimo romanzo, "Il Fasciocomunista" (Mondadori) e dal film ad esso ispirato, "Mio fratello è figlio unico" di Daniele Lucetti con Riccardo Scamarcio ed Elio Germano, entrambi usciti in francese proprio questo mese.

Rita Bittarelli


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