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Roma. Un registra bruciante. Pasquale Squitieri. «I problemi sono sempre gli stessi, da Caino e Abele in poi. Cambia il modo di affrontarli»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pasquale Squitieri. Ha preso il via, e durerà fino al
17, l'omaggio del Centro Sperimentale dedicato al regista napoletano e intitolato
"Un regista bruciante".
Un pugno allo stomaco, un continuo atto di accusa, pensiamo ad uno dei film proiettati,
"I guappi". Messaggi di grande attualità... «Benedetto Croce diceva che la storia
è sempre contemporanea. Il problema è aver fatto un film così in quell'ambiente lì.
Cioè aver posto una questione così delicata. Il merito del film è questo. Le problematiche
sono sempre le stesse, da Caino e Abele in poi. È il modo di affrontarle che è diverso».
Uno stile sperimentale, con una telecamera sempre in movimento... «Non telecamera,
macchina da presa. La telecamera ha rovinato tutto poi dopo. Il movimento era un'esigenza
linguistica. Non potevamo continuare a fare campi, controcampi e totaloni. Era la lezione
di Sergio Leone. Ci era stato imposto un nuovo stilema, un nuovo modo di fare cinema,
che se usato con intelligenza poteva essere, da un punto di vista narrativo,
molto più accattivante». Lei ha detto che nel novecento ci sono state tre disgrazie:
il comunismo, il nazismo e il Vaticano... «E la religione. Noi abbiamo avuto praticamente
sempre guerre di religione. Anche nel settecento e dopo il settecento, il secolo dell'illuminismo,
della ragione, abbiamo avuto momenti bui. Poi la nascita del comunismo e dei fascismi europei.
E noi siamo ancora divisi tra un'idea religiosa del potere (ebrei, islamici, cattolici)
e una visione laica. Io il tema delle religioni l'ho affrontato del mio primo film, "Io e Dio".
Sul potere temporale sono tornato altre volte per tentare di costruire un dialogo
all'interno della comunità».
Claudio Ruggiero
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