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Latina. Qui cultura. L'Onda e la politica del fritto misto. Sconcerta la carenza progettuale e la voglia di comprendere tutto...
Da Satricum alle Città di fondazione, con contorno di canali e di stelle: è la politica del fritto misto. Negli ultimi mesi, in provincia di Latina, hanno preso consistenza tre progetti culturali che – pur apprezzabili nell’intento di valorizzazione del territorio che li anima – sconcertano per le carenze progettuali su cui si fondano e per il dilettantismo che trasudano.
Space è un progetto del Comune di Latina, che con fondi europei vorrebbe riqualificare e valorizzare turisticamente l’ex Tenuta di Conca, Valmontorio e dell’Acciarella: dal turismo religioso (Santa Maria Goretti) a quello culturale (Satricum e borghi di fondazione), dal turismo enogastronomico a quello naturalistico-ambientale – mettendoci dentro, insomma, un po’ di tutto: tutto quello che si ha, senza stabilire obiettivi concreti o priorità, senza differenziare tra le potenzialità e le attrattive dei diversi siti. Manca il turismo balneare, ma col Poligono meglio non scherzare. Latina Tellus, di cui è capofila sempre il Comune di Latina e che racchiude una pattuglia di comuni (dieci) e di enti vari, punta alla valorizzazione sempre turistica di tutto l’esistente: dall’antichità alle città di fondazione, per un po’ di stanca promozione (ma cosa ci sta a fare l’Apt con i suoi opuscoli?).
Il terzo progetto è l’Ecomuseo dell’Agro pontino: il più imbarazzante e indigesto. A farsene promotrice è un’associazione di pasdaran ambientalisti (l’Onda – Organizzazione di nuova difesa ambientale), nemici della modernità: no alla turbogas (“io venerdì ero al banchetto con Marrazzo contro la turbogas”, ha tuonato il presidente Angelo Valerio durante la presentazione del 4 ottobre), no al gasdotto di Ardea, no alle discariche; no ai comuni, alle province e alle regioni quando le loro linee di demarcazione non rispettano la conformazione geologica del suolo (ho circa 20 testimoni: i presenti alla presentazione, praticamente tutti animatori dell’Onda). L’Ecomuseo è uno sterminato progetto che raggruppa associazioni su associazioni e affastella iniziative su iniziative: conferenze, gite, teatro, navigazione dei canali di bonifica, osservazioni astronomiche, danze popolari, educazione ambientale, ecologia, raccolta differenziata, Ninfa, città di fondazione e Satricum. Tutto insieme, in un unico ribollente padellone. Il padellone del fritto misto. Ma non sarebbe più saggio concentrare energie e risorse – per definizione scarse – su alcuni progetti di più alto profilo invece di perdersi simultaneamente dietro a 69 progetti variamente assortiti per tema e qualità?
C’è però di peggio. Perché l’iniziativa di maggiore visibilità dell’Ecomuseo 2007 è una spropositata serie di conferenze per uno striminzito pubblico, con appendice di visite guidate e animazioni teatrali: tutti ospiti del Museo Cambellotti e del Comune di Latina. O dell’Onda? Perché chi vuole partecipare a queste iniziative pubbliche, organizzate in un edificio pubblico, è tenuto ad iscriversi all’associazione (vabbè, viene richiesto un insignificante contributo alle spese di segreteria di 5 miseri euro. Ma perché deve essere obbligato – obbligato, non invitato – ad iscriversi a un’associazione privata di professato orientamento ideologico chi va ad una conferenza in un museo pubblico e non a casa del presidente dell’Onda?). Queste iniziative non servono allo sviluppo e non servono alla città. Diciamo pure che non servono a nulla...
Giuseppe Mancini
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