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Latina. Halloween. Don Leonardo stasera si metta il cappello a punta, e porti i bimbi a divertirsi per le strade del borgo. Questo è Magistero
“Non insegnate ai bambini la vostra morale, è così stanca e malata potrebbe far male”. Sono parole di Giorgio Gaber e le parole dei poeti servono a non essere ascoltate, sono suoni. Non sto nella Chiesa, faccio parte di quella minoranza di italiani che pensa che il nostro male sta nella eccessiva vicinanza con i preti, sta nella morte della libertà assassinata dalla Santa Inquisizione. Sì, don Leonardo ha ragione: la notte di Hallowen è notte delle streghe e i suoi, da secoli, le streghe le fanno arrosto. Sono diventato allergico all’incenso per via di eccessiva frequentazione di Chiese. Nonna mi portava a tutte le funzioni, io dietro come un francobollo. Lei era sempre vestita di nero, con lo scialle che la ricopriva e un fazzoletto sulla testa per non far vedere che era donna, che Dio l’aveva fatta bella, come se il creato nascondesse le stelle.
Non erano diverse le paure, gli abiti di nonna da quelli della barbarie degli integralisti islamici. Penso alla solarità delle donne di oggi, tanto quanto l’offesa arrecata alla sua bellezza dalla superstizione. Era triste nonna sempre presa dalla lotta con un male di cui non era responsabile perché era originale, si batteva il petto per colpe che non poteva aver fatto.
Forse sono diventato anticlericale davanti al rogo dei mici, sì perché era sintomo di stregoneria la frequentazione di certe donne con i gatti. Sono cresciuto con i mici, la mia famiglia ha come soprannome “la iattuccia”, e non potevo suicidarmi. I gatti non vi piacevano perché erano liberi.
Solo da grande ho appreso che l’uomo non vive per “combattere il male”, ma per “conquistarsi la felicità”.
E la felicità ha i colori del sole, non il nero dei tribunali della sua Fede.
Una zucca con una candela dentro non è il demonio, è una cocuzza vuota e basta.
Le signore con il cappello a punta sono solo signore a cui piace sorridere, non alchimiste che hanno venduto l’anima a Satana. Che poi cosa ne faccia Satana delle anime non è dato sapere, non sono come i lingotti d’oro della Banca d’Italia.
I preti hanno in odio la felicità: mi spiegate che offesa c’è se un bimbo chiede di rispondere alla domanda “Dolcetto, scherzetto?”.
Li avete visti i bimbi quando fanno il girotondo, non vogliono cambiare nulla, vogliono vedere il mondo che corre più veloce, vogliono mischiare i colori, vogliono ridere.
Non conosco l’infanzia di Don Leonardo, conosco la mia e Hallowen non c’era, ma a Capodanno andavamo a chiedere tra i vicoli dei nostri paese: “Bonì, bonì, Bonanno questa è la zeppola de Capodanno….”, che era un dolcetto-scherzetto alla lepina.
Serviva a rendere più dolce l’inverno ai bimbi, da noi era a Capodanno in America la notte dei defunti. La Fede, come preghi Dio, come rispondi alla tua coscienza non c’entra nulla.
Si è buoni o cattivi se si rispetta il prossimo e credo che un Dio misericordioso non possa non sorridere dinnanzi al sorriso di un bimbo.
Ha mai visto, Don Leonardo, piangere un bimbo?
Solo se un uomo ha visto piangere un bimbo può capire il miracolo del sorriso dei bimbi, che è l’unica ragione del creato stesso.
Io altre ragioni non ho trovato, non ho trovato altra giustificazione al vivere.
Per questo reputo criminale “uccidere” una festa. Trovo criminale aver paura del gioco, delle storie raccontate nelle notti fredde per fare dei bimbi degli uomini forti.
La notte di Hallowen i bimbi vanno di casa in casa per vincere il buio, per diventare coraggiosi, per battere le tenebre della superstizione, della paura, della menzogna.
Ha ragione il sacerdote: non festeggiate Hallowen se volete rimanere sudditi fedeli, mandate, invece, i vostri bimbi a fare “dolcetto- scherzetto” se li immaginate uomini liberi, senza paura.
Le streghe erano mamme, le streghe erano donne, le streghe erano persone curiose del mondo, erano persone che non si accontentavano delle verità date.
Ricorda, don Leonardo, Galileo, ricorda Giordano Bruno, ricorda Tarchini e Montanari ghigliottinati dal suo Papa-Re.
Lei ha diritto di tutelare i precetti della sua Fede, ma che forza ha il suo credo se teme il sorriso di un bimbo, se trema davanti a “dolcetto- scherzetto”, quasi fossero le tesi di Martin Lutero.
“Andate a casa e accarezzate i vostri bambini, e ditegli è la carezza del Papa” è un espressione non di un anticlericale, non di un senza Dio, sono le parole di Giovanni XXIII la sera che divenne Pietro su questa terra. Lui avrebbe pianto di gioia davanti alla gioia dei bimbi e gli avrebbe dato un dolcetto.
“Meglio un rosario in meno e una carezza in più” è Giovanni Paolo II che ha usato queste parole.
Don Leonardo questa sera metta il cappello a punta, prenda per mano i bimbi di San Michele e li accompagni nella strada che li porta a diventare uomini, è il suo magistero.
Lidano Grassucci
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