Parvapolis >> Politica
Latina. Qui Romania. Adrian Cioroianu: «Solo il rumeno cattivo fa notizia. Delle attività degli altri nei giornali nemmeno si parla»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Adrian Cioroianu,
Lei ha incontrato il suo omologo italiano. Qual è la conclusione di questo incontro?
«È stato un incontro molto interessante dal mio punto di vista. Ci sono stati due importanti argomenti: il primo la situazione collegata a questa serie di incidenti che ha portato ad una crisi.
La conclusione di questo incontro è stata un successo secondo me, perché si tratta più che altro di un attacco di febbre e non di una malattia. È certamente lamentabile quello che è successo come è lamentabile anche questo attacco improvviso di xenofobia di cui sono colpevoli alcuni italiani. Siamo arrivati alla conclusione che dobbiamo lavorare insieme in maniera più stretta e più coordinata in un reale rapporto di collaborazione».
Il Decreto recentemente elaborato dallo Stato Italiano sta veramente violando la Normativa Europea?
«Per come viene applicato può veramente violare la Normativa Europea, soprattutto l’applicazione iniziale di tale decreto e vi posso citare i primi quattro casi di romeni che sono stati allontanati molto velocemente con un procedimento di emergenza. È un allontanamento problematico in quanto questi cittadini sono arrivati sull’aeroporto romeno prima che l’informazione sia arrivata ai nostri rappresentanti in Italia. Siamo stati però assicurati dal Ministro Amato, dal Ministro D’Alema ed anche dal Primo-Ministro Prodi che questa è stata solo un’eccezione e che non diventerà regola. Noi aspettiamo evidentemente anche l’opinione della Comissione Europea al riguardo».
In quello che riguarda i cittadini romeni che non hanno un contratto regolare di lavoro, saranno espulsi?
«Non direi, perché se dobbiamo essere onesti fino in fondo , è vero che ci sono romeni che lavorano in nero ma non sono gli unici colpevoli. Se lavorano in nero vuol dire che sono assunti da determinati datori di lavoro che accettano questa condizione. Non credo che il procedimento di espulsione riguarderà queste persone. Anzi, direi di più, quelli che sono “minacciati” da tali misure di allontanamento, per usare il giusto termine del decreto, sono quelli che occupano dei suoli pubblici o degli edifici pubblici senza averne il diritto. Quelli che hanno ricevuto tale notifiche si trovano in queste situazioni. Noi abbiamo chiesto per ogni uno di loro le motivazioni, le eventuali accuse. Di solito, riguardano quelli che occupano dei terreni pubblici. Almeno questa è la spiegazione che ci è stata data. Anzi, lancerei un appello a tutti quelli che ricevono una notifica di questo tipo di non entrare nel panico, di non entrare nell’illegalità per paura. Se pensano di essere nel giusto, se sono sicuri di non aver violato le leggi vigenti devono contattare i Consolati romeni. Noi prenderemo dei contatti con degli studi legali italiani per dare la possibilità a questi cittadini di beneficiare di assistenza legale».
In quello che riguarda l’immagine della Romania che ultimamente è stata piuttosto macchiata, cosa pensa di fare il Ministero degli Esteri al riguardo?
«È certamente da una parte il nostro dovere di lavorare per migliorare l’immagine del nostro Paese. Abbiamo un programma di Governo che è stato presentato insieme al ministro degli interni e al primo-ministro ai nostri colleghi italiani. Non entrerò adesso nei dettagli, vi posso solamente dire che si tratta di tre grosse categorie di misure. Noi come Ministero degli Esteri saremo responsabili dell’assistenza consolare e del processo della pubblica comunicazione. Manderemo degli artisti romeni, faremo delle azioni che coinvolgano anche la società civile, le associazioni, la chiesa ortodossa, la chiesa cattolica, misure mirate a farci entrare sulle prime pagine dei giornali anche con quello che abbiamo di meglio nel nostro Paese.
Quello che però io temo è che i nostri sforzi come governo, associazioni ed istituzioni possono essere rapidamente rovinati per un gesto folle. Abbiamo più di venti associazioni di romeni in Italia ed ognuna di esse organizza delle piccole attività specifiche. Ed ecco che nonostante ciò, è bastato un solo caso, tuttora non completamente chiaro come quello di Mailat, perché la situazione si infiammi, perché il cittadino romeno si senta discriminato, cacciato.
Vorrei che i cittadini romeni considerassero anche il fatto che non basta la presenza del Ministro degli Esteri o del Primo Ministro. Se ogni romeno riesce a capire che è lui stesso l’ambasciatore del suo Paese, che il modo in cui ogni singolo individuo è visto, significa anche il modo nel quale l’intero Paese viene visto, credo che la nostra immagine migliorerà».
Diana A. Harja
Riproduci il filmato oppure procedi con il download.
|