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Latina. Tia, sinistra ancora all'attacco. Giuseppe Pannone (Partito Democratico): «Quel pasticcio è un bidone tirato da Zaccheo ai cittadini»
«È chiaro il gioco orchestrato da Comune e socio privato sul pasticcio TIA: minimizzare; uno scambio di reciproche accuse per creare una cortina di fumo e confondere gli utenti, veri destinatari della pantomima». Scrive Giuseppe Pannone:
«Da un lato la parte privata della società che commissiona una verifica “in house” dalla quale scaturisce una (obiettiva) responsabilità degli uffici comunali. Gli esperti nominati, però, rispondono ad un quesito di parte, quindi danno risposte solo su parte del problema. Non dicono (ma non gli viene richiesto) che nell’oggetto sociale della LatinAmbiente non è prevista l’attività di riscossione, non si soffermano sul fatto che la società non ha una struttura idonea alla gestione del tributo, non rilevano che in oltre un anno non è stato fatto alcun accertamento o alcun riscontro, come la convenzione consente: la società ha semplicemente recepito i ruoli forniti dall’Amministrazione.
Di contro, la parte pubblica che non ha mai messo in atto gli strumenti di controllo, come stabilito dalla legge, dalla delibera del Consiglio Comunale, dal regolamento e dalla convenzione. Il sindaco cerca solo di parare i colpi sostenendo che il comune farà fronte alla situazione e promette di rimborsare i cittadini dei maggiori costi, mentre l’Assessore all’Ambiente, dopo un lunghissimo ed ingiustificato silenzio, parla della necessità di un dialogo continuo e di collaborazione con l’azienda.
Insomma, le parti sembrano state fino ad oggi corpi estranei e non partner di una stessa società!
Nessuno, però, parla di responsabilità, nessuno cerca di individuare i soggetti che hanno determinato il tutto.
C’è una evidente responsabilità politica, perché tutto dipende dalla scelta forse illegittima e certo intempestiva del passaggio da Tarsu a Tia. Il pasticcio deriva dall’assurdità di una decisione ad effetto retroattivo assolutamente incomprensibile (il buon senso avrebbe consigliato una partenza dal 1.1.2007) e dalla scelta infelice di attribuire alla LatinAmbiente anche la gestione della riscossione tributaria.
Ma c’è una altrettanto evidente responsabilità contabile e amministrativa, perché gli Uffici Comunali non hanno mai trasmesso dati certi e verificati, non si sono mai preoccupati di fare i dovuti controlli e le rituali verifiche. Basti pensare che negli ultimi anni i ruoli non sono mai stati aggiornati né i funzionari dell’Ufficio Tributi hanno effettuato accertamenti ed emesso i conseguenti provvedimenti per il recupero degli importi (la decadenza è di 4 anni, per cui i crediti anteriori al 2003 sono prescritti).
La conseguenza di scelte politiche avventate, delle responsabilità non accertate e delle omissioni costituisce un sicuro danno per l’intera comunità.
Intanto i costi negli anni sono lievitati, ma solo per gli utenti virtuosi. La soluzione di un intervento economico del Comune costituisce un mero palliativo, ma anche queste spese verranno poi ridistribuite tra i cittadini onesti.
Una vera svolta sarebbe quella di individuare e punire i responsabili, attuare i meccanismi di controllo previsti dai regolamenti e dalla convenzione, ma anche dallo Statuto.
L’Amministrazione Comunale, però, quale socio di maggioranza della società partecipata e garante nei confronti dei cittadini, deve disporre indagini interne, revocare la delibera con cui si è concesso alla società la gestione del servizio di riscossione e rivedere i rapporti con la LatinAmbiente.
Ma, mi chiedo, non è forse è il caso di azzerare l’intero CdA della società partecipata?».
Elisabetta Rizzo
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