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Roma. Thomas Bernhard al Teatro India. Maria Paiato: «Un autore denso, tagliente, implacabile. È la prima volta che mi ci confronto»

Davanti le Telecamere di Parvapolis Maria Paiato, superlativa interprete al Teatro India di Roma in ‘Ritter Dene Voss’ di Thomas Bernhard fino al 5 dicembre, per la regia di Piero Maccarinelli. Una volta tanto, critica e pubblico sono concordi nel decretare il grande successo alla messinscena, sia per la bravura dei protagonisti, le due sorelle Dene e Ritter rispettivamente Maria Paiato e Manuela Mandracchia ed il fratello Voss Massimo Popolizio, sia per l’accurata regia. Dato di fatto è che ogni sera si registra il tutto esaurito. Maria, come ti trovi ad affrontare la tua prima esperienza con Bernhard? «Sì, è il mio primo Bernhard, un autore così denso, tagliente, implacabile e sentivo tutta la responsabilità di rendere appieno la sferzante ironia del suo testo. Debbo dire che comunque sta andando bene, il pubblico ride e dimostra di gradire lo spettacolo». Il regista Maccarinelli sostiene che per recitare Bernhard l’attore deve sapere di sangue, sudore e stallatico… «È vero. Piero mi ha detto, e ciò mi lusinga, che ha scelto noi tre perché voleva degli attori che avessero la gioia di sporcarsi con questa piece, di non fare tutto per benino, e debbo dire che, vedendo il lavoro che stanno facendo Manuela e Massimo, ed io comunque ce l’ho questa caratteristica, ci stiamo riuscendo. Sono tre personaggi che vivono un rapporto in maniera claustrofobica…». «Sì, sono tre fratelli che vivono il loro rapporto chiuso, tombale. È la ritualità della famiglia con i suoi rapporti terribili che Bernhard descrive, i legami soprattutto all’interno delle famiglie borghesi.Non a caso il fratello si richiude volontariamente in un manicomio perché solo con i matti riesce a trovare una dimensione di vita più genuina. Certo, oggi la nostra è una società malata e sono totalmente d’accordo con Bernhard, del quale sto leggendo molti testi, e se non si corre ai ripari sono pessimista sul futuro». È difficile recitare Bernhard? «Assolutamente sì, perché poi questo testo è intriso di filosofia, di rimandi, di citazioni e, siccome entrano molte volte nella parlata quotidiana, devi capire esattamente dove sei in quel momento, cosa stai dicendo, a cosa si riferisce, e tutto questo deve avere la naturalità, il gioco, il divertimento, niente deve essere imbalsamato. Non perché è Bernhard allora tutto deve essere trattato con paura: no, è un invito al gioco quello che fa Bernhard».

Claudio Ruggiero

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