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Latina. Partito Democratico, una svolta di metodo. Donato Maraffino: «Non possiamo parlare di candidature senza parlare di strategie»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Donato Maraffino esponente del Partito Democratico. Il 24 Novembre verranno eletti i Coordinatori Provinciali del Pd, non è passato neanche un mese dalla nascita del partito e, quello che viene da chiedersi, ora che la forma del nuovo soggetto politico si è maggiormente delineata, è se gli impegni presi siano stati rispettati. Per impegni intendiamo una maggiore presenza femminile tra le file dirigenziali del partito, e la partecipazione di “nuovi volti” in grado di dare una connotazione innovativa al modo di fare e vedere la politica. Per alcuni, molti di questi aspetti non sono ancora stati realizzati, anzi è più che mai necessario adottare una svolta di metodo. «Il processo costituente del Partito Democratico è tutto in essere, non c’è ancora un nuovo partito. Il nuovo partito è tale perché si determina con forme e modalità diverse rispetto al passato. Il processo che andrà da adesso alla creazione dei comitati cittadini e poi del segretario del PD deve essere un processo condiviso, partecipato e deliberante non solo nella forma estetica ma nella sostanza. Ci devono essere candidature riconoscibili per atteggiamento politico, una partecipazione al voto organizzata e responsabile. Le questioni sono tante, quindi è il caso di cominciare a parlare dei contenuti visto che ci si è fermati più sul contenitore». Carenza nei contenuti ma anche nelle candidature… «Le candidature non possono essere discusse fuori dai progetti e dalle strategie politiche per la risoluzione dei problemi sia nelle città, che nel territorio in genere. Si deve dire come affrontare le questioni che ci si pongono, è su questo che si giocano le differenze nel Partito Democratico, non genericamente sull’uomo». Lo stesso Veltroni in questi giorni invita a rispettare gli impegni presi, essenza stessa del partito e dei valori che vuole rappresentare «Il primo elemento, è che negli organismi dirigenti del nuovo partito ci sia una rappresentanza del 50% femminile e poi il carattere di apertura e la separazione tra responsabilità amministrative istituzionali e responsabilità di gestione di coordinamento politico. Perché uno dei problemi essenziali dei partiti entrati in crisi dopo il 1992, è che di fatto sono diventati luoghi di azionariato della rappresentanza. In questo modo, la politica ha perso la sua autonomia. È necessario ridare vita ad una politica come strategia, quindi dividere i due ambiti perché il consenso amministrativo è diverso da quello politico dove, entrano in gioco i sentimenti. Quindi non fare dei nuovi organismi dirigenti il luogo di divisione delle rappresentanze istituzionali. Consiglieri provinciali, comunali o regionali, non devono avere in mano le cariche fondamentali, pur partecipando agli organismi perché ci deve essere dialogo».

Natalia Pane

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