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Latina. Il Comune in calcio d'angolo? No, grazie. Giorgio de Marchis: «I crediti del 2006 non sono esigibili per intero. Sì allo scioglimento»
«Man mano che si procede nella lettura del Bilancio 2006 della Latina Ambiente SpA emergono dati incontrovertibili in merito alla profonda crisi in cui versa la società partecipata ormai sull’orlo del fallimento, malgrado i continui finanziamenti del Comune e la gestione in monopolio del servizio di igiene urbana.
Infatti, i risultati economici di un’impresa devono fare i conti con l’effettivo incasso dei crediti maturati verso i propri clienti, in questo caso i contribuenti di Latina.
Come è ormai noto i crediti iscritti nel Bilancio 2006, che ammontano a circa 14 milioni di Euro, non sono esigibili per intero». Scrive Giorgio De Marchis, consigliere comunale del PD.
«L’inesigibilità è dovuta all’applicazione errata dei coefficienti sulla TIA che ha comportato un mancato introito di 600 mila Euro circa. Ma questo non è l’unico errore, infatti vi sono anche gli errori dovuti ai garage sui quali è stata applicata la tariffa variabile, che ha prodotto minori introiti di diverse centinaia di Euro in migliaia di fatture.
La Latina Ambiente si è giustificata dicendo che la banca dati fornita dal Comune era “sporca”. Gli stessi amministratori del Comune hanno confermato questa tesi.
In questi casi il codice civile dice che i crediti devono essere iscritti in bilancio secondo il presumibile valore di realizzo. Questa espressione, come chiarito dai principi contabili, significa che la valorizzazione di un credito deve essere a priori espressa già al netto delle perdite per inesigibilità o per altre cause che ne pregiudichino l’incasso in maniera certa e definitiva.
Nel caso della Latina Ambiente appare con chiarezza che non tutti crediti non sono esigibili, anzi una parte degli stessi sono debiti in quanto le somme invece che incassate dovranno essere restituite ai cittadini, come stabilito dal Consiglio Comunale.
Vista la situazione sarebbe stato auspicabile da parte del CdA della società partecipata un atteggiamento prudente ed equilibrato che si sarebbe concretizzato con l’accantonamento di somme nel fondo svalutazione crediti, che sarebbero servite per coprire i rimborsi e gli errori. Infatti davanti alla situazione disastrosa che si è determinata con il passaggio da Tarsu a TIA, l’unico rimedio possibile era questo. Purtroppo la Latina Ambiente SpA ha iscritto 0 Euro nel Fondo Svalutazione Crediti, presumendo che avrebbe incassato fino all’ultimo centesimo. Eppure nel momento in cui è stato redatto il Bilancio gli amministratori della Latina Ambiente erano perfettamente coscienti che la banca dati del Comune faceva “acqua” da tutte le parti. Molto probabilmente si sono sentiti rassicurati dagli amministratori del Comune che avrebbero garantito la copertura del debito verso i contribuenti.
E’ facile dedurre che il mancato accantonamento delle somme nel Fondo Svalutazione Crediti ha permesso alla Latina Ambiente di rimanere in attivo anche se di poco.
Il Consiglio Comunale dovrà impedire, anche attraverso il ricorso alla magistratura amministrativa e contabile, che l’Amministrazione Comunale reintegri le somme da restituire.
Davanti a questi dati è facile dedurre che la Latina Ambiente continua a lavorare, anche per responsabilità degli amministratori comunali con un passivo pesante, che presumibilmente supera il milione di Euro per anno. Questa situazione ci porta dritti verso lo scioglimento, prescindendo dalla difesa pelosa dell’Avvocatura Comunale».
Andrea Apruzzese
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